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Fronte Polisario al bivio: Oltre le poltrone, l'urgenza dei risultati per la rivoluzione


Campi profughi saharawi, 9 aprile 2025 - Ancora una volta, con l'avvicinarsi della conferenza del Fronte Polisario, si ripropone un copione fin troppo familiare: schieramenti contrapposti, nomi che ritornano ciclicamente, dibattiti infuocati e una latente divisione interna che mina l'essenza stessa del movimento. Sembra che le lezioni degli anni passati siano cadute nel vuoto, quasi che l'anelito rivoluzionario si sia trasformato in un'sterile arena di competizione per la leadership, distogliendo l'attenzione dall'obiettivo primario: un concreto progetto di liberazione e dignità.

La domanda su chi debba guidare il Fronte Polisario è certamente legittima e cruciale. Tuttavia, quando questa sacrosanta scelta degenera in un conflitto personalistico, in un'inutile polarizzazione tribale, regionale o puramente emotiva, si infligge una ferita profonda al cuore della rivoluzione. Si tradisce, di fatto, il sacrificio dei martiri, uomini e donne che non hanno aspirato a posizioni di potere, ma hanno immolato le proprie vite per il bene superiore della patria.

Il fulcro della questione non risiede in chi occupa la poltrona, bensì in ciò che quella persona compie una volta insediata. Non abbiamo bisogno di retorica sterile o di una riproposizione della stagnazione passata. Ciò che urge è una leadership capace di responsabilizzare il popolo, di infondere nuova linfa vitale al movimento, di persuadere tanto chi ne fa parte quanto chi ne è ancora distante, e soprattutto, di traghettare la causa dalla sala d'attesa alla sua definitiva realizzazione.

Affrontare la prossima conferenza con la miope mentalità del "mio gruppo contro il tuo gruppo" rappresenta una sconfitta annunciata, ben prima che la vera battaglia abbia inizio. È imperativo elevare il livello del dibattito, adottare una prospettiva unitaria e coesa. Il nemico non fa distinzioni tra le nostre presunte fazioni; perché dovremmo farle noi? È tempo di anteporre i risultati alle poltrone, l'unità alla divisione, e la concretezza degli atti alle sterili dispute nominalistiche. Solo così potremo onorare il passato e costruire un futuro di vera liberazione.

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