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Detenuto Saharawi inizia sciopero della fame per denunciare negligenza medica nelle carceri marocchine


Sahara occidentale, 17 aprile 2025 - Un grido di disperazione si leva dalle carceri marocchine: Brahim Daddi Ismaili, prigioniero civile saharawi appartenente al gruppo di Gdeim Izik, ha intrapreso uno sciopero della fame di 48 ore, iniziato giovedì 17 aprile e destinato a concludersi venerdì, nel penitenziario di Ait Melloul 2, nei pressi di Agadir. La sua azione estrema è una vibrante protesta contro la sistematica negligenza medica a cui sarebbe sottoposto.

La denuncia sulle precarie condizioni di salute di Ismaili e sulla reiterata negazione di assistenza sanitaria adeguata giunge direttamente dalla sua famiglia. L'Associazione per la Protezione dei Prigionieri Sahrawi (APRODEH) ha reso pubblica una dichiarazione della sorella del detenuto, che descrive un quadro clinico in progressivo deterioramento. Ismaili soffre di gravi disturbi intestinali, una persistente tonsillite e vede procrastinati sine die due interventi chirurgici cruciali: uno all'orecchio e l'altro al ginocchio sinistro.

La situazione si aggrava ulteriormente, secondo la stessa fonte, a causa del presunto rifiuto del medico del carcere di visitare il prigioniero. Tale negligenza persiste nonostante la chiara indicazione di uno specialista in malattie intestinali, che aveva richiesto una valutazione medica completa e l'adozione di una dieta specifica per le sue patologie. L'amministrazione penitenziaria, tuttavia, continua a ignorare tali raccomandazioni, mantenendo un silenzio inspiegabile sulle ragioni di questa omissione.

Lo sciopero della fame intrapreso da Brahim Daddi Ismaili rappresenta un disperato tentativo di richiamare l'attenzione sulla negligenza medica e sul deliberato ritardo nell'erogazione di cure essenziali. Nel mirino della protesta vi sono in particolare la mancata adozione della dieta terapeutica prescritta e il rinvio sine die degli urgenti interventi chirurgici di cui il prigioniero necessita. Questa azione di protesta evidenzia ancora una volta le difficili condizioni di detenzione e le presunte violazioni dei diritti dei prigionieri saharawi nelle carceri marocchine.

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