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ONU: Spagna responsabile della detenzione arbitraria dell'attivista saharawi Hussein Bachir e ne chiede l'immediata liberazione


Ginevra, 15 aprile 2025 - Una dura condanna per la Spagna arriva dalle Nazioni Unite in merito al caso dell'attivista saharawi Hussein Bachir Amadour, consegnato al Marocco sei anni fa dopo aver cercato asilo politico. Il Gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria dell'ONU ha stabilito che la privazione della libertà di Bachir è stata "arbitraria" e "contraria" ai principi fondamentali dei diritti umani, esortando Madrid ad adottare misure diplomatiche urgenti per garantirne l'immediato e incondizionato rilascio.

Hussein Bachir Amadour, studente universitario e attivista per l'autodeterminazione del Sahara occidentale, era fuggito dalla repressione in Marocco, sbarcando a Lanzarote l'11 gennaio 2019 e presentando immediatamente richiesta di asilo politico. Nel suo appello alle autorità spagnole, Bachir aveva espresso timori fondati di persecuzione, arresto o addirittura morte, in quanto membro del gruppo studentesco "Compañeros de El Luali", già duramente colpito dalle forze di sicurezza marocchine con l'uccisione di due suoi membri.

Nonostante la chiara richiesta di protezione internazionale e le evidenti motivazioni di timore per la propria incolumità, il Ministero dell'Interno spagnolo, allora guidato da Fernando Grande-Marlaska, procedette in modo inspiegabile e contro ogni prassi, consegnando Hussein Bachir alle autorità marocchine appena sei giorni dopo il suo arrivo, il 17 gennaio 2019. Il 21 gennaio, l'attivista si ritrovò nel carcere di Luidadya a Marrakech.

Un anno dopo, nel novembre 2019, Hussein Bachir è stato condannato a una pena detentiva di 12 anni con l'accusa di appartenenza al gruppo studentesco saharawi "El Luali" e di coinvolgimento nell'omicidio di un giovane marocchino. La difesa ha denunciato gravi irregolarità processuali, evidenziando come unica prova a carico un rapporto di polizia anonimo contenente presunte autoincriminazioni che lo stesso Bachir ha sempre negato di aver rilasciato. Osservatori legali del Consiglio generale dell'Ordine degli avvocati spagnolo presenti al processo hanno confermato l'assenza di prove concrete che collegassero l'attivista ai crimini contestati.

La vicenda ha suscitato forte indignazione e interrogativi sulla condotta del governo spagnolo. Interrogazioni parlamentari presentate da Unidos Podemos e Compromís, con l'appoggio di PNV ed ERC, per chiedere spiegazioni al Ministro Grande-Marlaska furono bloccate in Congresso dai voti contrari di PSOE, PP e Ciudadanos. Anche a livello europeo il caso è stato sollevato, con un'interrogazione dell'eurodeputata di Sinistra Unita, Marina Albiol, che ha denunciato la violazione delle norme europee in materia di asilo e del principio di non-respingimento.

La decisione del Gruppo di lavoro dell'ONU è particolarmente critica nei confronti della Spagna, sottolineando la sua responsabilità nella catena di eventi che hanno portato alla detenzione illegale di Hussein Bachir. Il rapporto delle Nazioni Unite non solo definisce "arbitraria" la detenzione, ma denuncia anche "confessioni manipolate" e violazioni del diritto dell'attivista a non essere torturato. Vengono inoltre evidenziate le "disumane" condizioni di detenzione in una prigione marocchina, lontano dalla sua famiglia, che hanno spinto Bachir a intraprendere diversi scioperi della fame come forma di protesta.

Il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite esorta ora la Spagna a "riconoscere la propria responsabilità" e ad adottare "tutte le misure diplomatiche necessarie per garantirne il rilascio immediato e incondizionato".

Questo pronunciamento dell'ONU getta una luce ancora più fosca sul ruolo della Spagna nella gestione dei richiedenti asilo saharawi e riapre il dibattito sulla sua posizione rispetto al conflitto nel Sahara occidentale, territorio di cui Madrid resta, de jure, potenza amministratrice secondo quanto ricordato dallo stesso Grande-Marlaska quando presiedeva la Camera penale della Corte nazionale nel 2014, con gli obblighi di protezione dei suoi cittadini sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite.

Il caso di Hussein Bachir non è isolato. Lo stesso Gruppo di lavoro dell'ONU aveva già denunciato nel 2019 la detenzione arbitraria di altri studenti saharawi del gruppo "El Luali", chiedendo al Marocco il loro rilascio e un risarcimento, una sentenza che ad oggi risulta inadempiuta dalle autorità marocchine. La comunità internazionale guarda ora alla Spagna affinché dia seguito alle indicazioni delle Nazioni Unite e ponga fine a questa ingiustizia.



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