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Appello alla Comunità Internazionale: Pressione sul Marocco per la Liberazione dei Prigionieri Politici Saharawi


Parigi, 24 aprile 2025 - L'avvocatessa francese specializzata in diritto internazionale, Ingrid Metton, ha lanciato un nuovo, vibrante appello alla comunità internazionale affinché intervenga con decisione per porre fine alla detenzione arbitraria degli attivisti saharawi del gruppo Gdeim Izik nelle carceri del Marocco. Con una voce ferma e basata sulla sua esperienza diretta, Metton ha esortato le giurisdizioni internazionali competenti a intensificare la pressione su Rabat, chiedendo il rilascio immediato e incondizionato degli attivisti.

"Come avvocato, posso affermare con assoluta certezza che sono stati tutti condannati in assenza di qualsiasi prova valida", ha dichiarato con enfasi Metton ai media, a margine della sua partecipazione alla marcia internazionale per la liberazione dei prigionieri saharawi nelle carceri marocchine, che martedì ha fatto tappa a Béziers, in Francia.

L'esperta di diritto internazionale ha poi illustrato i principi fondamentali del diritto penale, validi "che sia in Francia, in Marocco o altrove", sottolineando come una condanna, specialmente per reati gravi, debba basarsi su prove concrete e sulla dimostrazione dell'intenzione di commettere gli atti contestati. "Durante il processo in appello dei detenuti saharawi di Gdeim Izik a Rabat, un procedimento durato ben sei mesi, non è emersa alcuna prova a loro carico", ha denunciato con forza.

"Ho potuto constatare fin dal primo giorno l'assoluta mancanza di prove. Non c'erano armi, non c'era un numero preciso delle cosiddette vittime", ha proseguito Metton, aggiungendo un'accusa grave e circostanziata: "Le presunte confessioni presentate dalla difesa marocchina sono state estorte con la tortura".

Nel suo intervento, l'avvocatessa ha ricordato come "lo stesso Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura, in un suo rapporto ufficiale, abbia riconosciuto l'uso sistematico della tortura da parte delle autorità marocchine nei confronti dei detenuti saharawi". Secondo Metton, l'intero processo di sei mesi non è stato altro che un tentativo di "costruire una narrazione artefatta per legittimare lo smantellamento brutale e violento del campo di Gdeim Izik, con l'obiettivo di soffocare e cancellare le morti e i feriti tra i saharawi e di trovare dei facili capri espiatori".

A sostegno di questa tesi, Metton ha portato un'eloquente testimonianza personale: il suo allontanamento forzato dall'aula del tribunale di Rabat per aver tentato di presentare una contro-perizia. "Io stessa sono stata espulsa dall'aula proprio nel giorno in cui intendevo fornire una contro-perizia medica per dimostrare inequivocabilmente che gli attivisti saharawi erano stati sottoposti a torture. Questa verità era talmente insopportabile per la 'giustizia' marocchina che il presidente del tribunale ha preferito sospendere la seduta e ordinarmi di uscire", ha rivelato con indignazione.

Sottolineando come tale comportamento rappresenti una grave violazione del diritto internazionale e di ogni principio giuridico riconosciuto, la signora Metton ha rinnovato il suo appello alle giurisdizioni internazionali competenti affinché esercitino una pressione significativa sul Marocco per ottenere l'annullamento delle sentenze ingiuste.

Affrontando poi la questione dello status giuridico del Sahara Occidentale, l'avvocatessa, da sempre schierata a difesa delle cause giuste, ha ribadito con chiarezza che, in base al diritto internazionale, il territorio è considerato "un territorio occupato" e che, di conseguenza, devono essere applicate integralmente le norme del diritto internazionale umanitario.

"Il Marocco non detiene alcuna autorità legittima su questo territorio. Le Nazioni Unite stesse ne prendono atto, in particolare attraverso la loro Quarta Commissione, che si occupa specificamente di questioni politiche speciali e di decolonizzazione", ha affermato Metton, esortando l'organizzazione internazionale a intensificare la pressione sul Marocco affinché rispetti la legalità internazionale.

In conclusione, l'avvocatessa ha elogiato la marcia internazionale per la libertà dei prigionieri saharawi, promossa dall'attivista per i diritti umani Claude Mangin e da un gruppo di solidali con la causa saharawi, definendola un'iniziativa fondamentale per far progredire la lotta del popolo saharawi per l'indipendenza e per il pieno recupero di tutti i suoi legittimi diritti.

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