Madrid, 2 aprile 2025 - Una delegazione spagnola impegnata nel monitoraggio della situazione dei diritti umani nel conteso territorio del Sahara Occidentale è stata bruscamente espulsa dal regime di occupazione marocchino. L'incidente, avvenuto nella giornata di sabato 29 marzo, ha coinvolto membri dell'Associazione Um Draiga, Amici del Popolo Saharawi in Aragona, che si erano recati a El Aaiún con l'obiettivo di documentare le condizioni della popolazione saharawi e denunciare il sistematico sfruttamento delle risorse naturali della regione.
Il gruppo espulso era composto da figure di spicco come Jesús Maestro, ex deputato delle Cortes d'Aragona con una lunga storia di impegno trentennale nella difesa dei diritti umani nel Sahara Occidentale, e Rosa Fernández, anch'essa veterana della causa saharawi. A completare la delegazione vi era la giornalista Gara Santana Suárez, inviata speciale del quotidiano Canarias Ahora/ElDiario.es, il cui intento era quello di fornire una testimonianza diretta e indipendente della situazione sul campo.
La notizia dell'espulsione ha suscitato una forte condanna da parte del Coordinatore statale delle associazioni di solidarietà con il Sahara (CEAS), di cui l'Associazione Um Draiga è membro attivo. In una nota ufficiale, il CEAS ha denunciato con veemenza l'"aggressione" perpetrata dalle autorità marocchine, definendola "l'ennesimo esempio delle pratiche illegali e autoritarie del regime marocchino, il cui obiettivo primario è quello di ridurre al silenzio chiunque tenti di portare alla luce le gravi e quotidiane violazioni dei diritti umani commesse nei Territori Occupati".
La missione della delegazione spagnola si prefiggeva di raccogliere testimonianze dirette e fornire un quadro aggiornato sulla situazione dei diritti umani, con un'attenzione particolare al controverso sfruttamento delle risorse naturali del Sahara Occidentale da parte di aziende europee in collaborazione con il Marocco. Tale pratica è stata più volte dichiarata illegale dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea (CGUE), che ha chiaramente stabilito come qualsiasi attività economica nella regione debba necessariamente ottenere il consenso del popolo saharawi, rappresentato dal Fronte POLISARIO.
L'episodio dell'espulsione si inserisce in un contesto di crescente tensione e di una serie di incidenti simili verificatisi negli ultimi mesi. Secondo il CEAS, questi eventi non rappresentano casi isolati, ma piuttosto una "strategia sistematica" orchestrata dal regime marocchino per precludere qualsiasi forma di osservazione internazionale indipendente sul territorio. "Queste azioni non solo costituiscono una flagrante violazione dei diritti di coloro che cercano di denunciare, ma rappresentano anche un attacco diretto alla libertà di espressione e ai principi fondamentali del diritto internazionale", ha rimarcato il Coordinatore.
Parallelamente alla ferma condanna delle azioni marocchine, Um Draiga e il CEAS hanno espresso profondo disappunto per quella che definiscono la "preoccupante indifferenza" mostrata dal governo spagnolo di fronte a tali episodi. "L'amministrazione guidata da Pedro Sánchez ha ripetutamente tollerato la detenzione e l'espulsione di cittadini e rappresentanti spagnoli dai Territori Occupati senza intraprendere alcuna iniziativa concreta per tutelarli e per far rispettare il diritto internazionale", hanno denunciato con amarezza le organizzazioni.
In conclusione, Um Draiga e il CEAS hanno lanciato un pressante appello al governo spagnolo e all'intera comunità internazionale affinché assumano una posizione risoluta e inequivocabile contro le continue violazioni dei diritti umani nel Sahara Occidentale. Le organizzazioni chiedono con forza che vengano adottate misure concrete per garantire il pieno rispetto del diritto del popolo saharawi all'autodeterminazione, in piena conformità con le risoluzioni delle Nazioni Unite e i principi cardine del diritto internazionale. La vicenda dell'espulsione della delegazione spagnola rischia di inasprire ulteriormente le già delicate dinamiche geopolitiche regionali e di sollevare nuove interrogativi sul ruolo della comunità internazionale nella risoluzione del conflitto del Sahara Occidentale.