Sahara occidentale, 14 aprile 2025 aprile 2025 - Un clima di crescente intimidazione si respira nella città occupata di El Aaiún, dove i servizi segreti e le forze repressive marocchine hanno intensificato la loro pressione sulle famiglie dei prigionieri civili saharawi del gruppo di Gdeim Izik. Nella giornata di venerdì 11 aprile, diverse abitazioni sono state poste sotto assedio, in una chiara escalation di tattiche volte a silenziare il dissenso e a esercitare pressione sui familiari degli attivisti detenuti.
Le famiglie prese di mira da questa operazione includono quelle di figure di spicco del movimento per i diritti umani saharawi:
- Ahmed Sbaai: Riconosciuto attivista per i diritti umani e attuale Presidente Onorario dell'Associazione per la Protezione dei Prigionieri Saharawi nelle Carceri Marocchine.
- Hassan Dah: Attivo difensore dei diritti umani, membro influente dell'Associazione Sahrawi per le Vittime di Gravi Violazioni da parte dello Stato Marocchino e stimato giornalista.
- Abdallah Lkhfaouni: Impegnato attivista per i diritti umani e voce indipendente come giornalista.
- Hussein Zawi: Prigioniero civile saharawi e membro attivo del comitato di dialogo del campo di Gdeim Izik, simbolo della protesta pacifica.
- Mohamed Bashir Boutenguiza: Prigioniero civile saharawi, la cui detenzione continua a destare preoccupazione nella comunità internazionale.
- Mohamed Bourial: Prigioniero civile saharawi e altro membro chiave del comitato di dialogo del campo di Gdeim Izik.
Questo assedio poliziesco non appare come un evento isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di crescente repressione nei territori occupati del Sahara Occidentale. La tempistica di queste azioni coincide significativamente con la campagna internazionale lanciata da Brahim Ghali, Presidente della Repubblica Araba Saharawi Democratica e Segretario Generale del Fronte Polisario. Tale iniziativa mira a ottenere il rilascio immediato e incondizionato di tutti i prigionieri politici saharawi detenuti nelle carceri marocchine.
L'assedio delle abitazioni delle famiglie dei prigionieri di Gdeim Izik rappresenta un'evidente strategia intimidatoria volta a colpire non solo i detenuti, ma anche le loro famiglie, nel tentativo di isolarli e di spegnere ogni forma di solidarietà e di rivendicazione. Questa escalation di misure repressive solleva serie preoccupazioni riguardo al rispetto dei diritti umani nei territori contesi e rischia di esacerbare ulteriormente le tensioni nella regione.
La comunità internazionale è ora chiamata a vigilare attentamente su questi sviluppi e a intensificare la pressione sul governo marocchino affinché ponga fine a queste pratiche oppressive e rispetti i diritti fondamentali della popolazione saharawi. La richiesta di rilascio dei prigionieri politici e la necessità di una soluzione giusta e duratura per la questione del Sahara Occidentale rimangono prioritarie per la stabilità e la giustizia nella regione.