Un calvario che dura da anni. Dal 2010, i due attivisti sono sottoposti a torture e condizioni di detenzione inumane, come denunciato in più occasioni dal CAT e dal Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria. Le loro voci, amplificate dall'avvocato Maître Olfa Ouled, non sono state sufficienti a smuovere le coscienze a Rabat.
L'incapacità del Marocco di rispettare gli obblighi internazionali è evidente. Il rifiuto di garantire l'accesso dell'avvocato ai suoi assistiti e la diffusione di false informazioni sulla loro situazione sono solo alcuni degli esempi di un atteggiamento che denota un profondo disprezzo per il diritto internazionale.
Maître Ouled ha espresso la sua profonda preoccupazione: "Il Marocco dimostra un totale disprezzo per i diritti umani fondamentali. La sofferenza dei miei assistiti è inaccettabile e deve cessare immediatamente. Chiedo alla comunità internazionale di intervenire e di esercitare pressioni sul Marocco affinché rispetti le decisioni del CAT e garantisca una soluzione equa."
L'urgenza di agire è più che mai evidente. La comunità internazionale non può rimanere indifferente di fronte a queste gravi violazioni. È necessario che venga esercitata una forte pressione sul Marocco affinché ponga fine a queste pratiche inumane e rispetti i diritti fondamentali dei detenuti saharawi.
Il caso di Abbahah e Bourial è solo la punta dell'iceberg. Dietro di loro ci sono numerosi altri prigionieri politici saharawi che subiscono le stesse atrocità. È tempo che il Marocco risponda delle proprie azioni e che la comunità internazionale lo costringa a rispettare il diritto internazionale. La giustizia ritardata è giustizia negata.
