Bruxelles (Belgio), 11 dicembre 2024 - L'attivista saharawi e candidata al Premio Nobel per la pace, Aminateu Haidar, ha lanciato un grido d'allarme dal cuore del Parlamento europeo, denunciando le "violenze sistematiche e la discriminazione strutturale" perpetrate dal Marocco nel Sahara Occidentale occupato.
Intervenendo a un ciclo di conferenze organizzato dall'Associazione internazionale dei giuristi per il Sahara occidentale (IAJUWS), Haidar ha dipinto un quadro allarmante della situazione nei territori occupati. Secondo l'attivista, il regime marocchino starebbe conducendo una vera e propria campagna di odio e disumanizzazione nei confronti della popolazione saharawi, alimentata da una propaganda mediatica che incita i coloni alla violenza.
Un'occupazione che va oltre la repressione fisica:
Haidar ha sottolineato come l'occupazione marocchina si estenda ben oltre la repressione fisica, infiltrandosi profondamente nella sfera economica. Il regime, infatti, offrirebbe incentivi finanziari ai cittadini marocchini che si stabiliscono nel Sahara Occidentale, in cambio della loro acquiescenza e del loro silenzio di fronte alle violazioni dei diritti umani. "È uno sfruttamento economico a tutti gli effetti", ha denunciato l'attivista.
L'inerzia della comunità internazionale:
Di fronte a questa situazione drammatica, Haidar ha accusato la comunità internazionale di una colpevole inerzia. "Paesi europei come la Francia e la Spagna – ha affermato – stanno ostacolando l'applicazione del diritto internazionale e proteggendo l'occupante".
L'attivista saharawi ha quindi lanciato un appello all'Unione Europea affinché cessi di schierarsi dalla parte dell'oppressore e sostenga la creazione di meccanismi internazionali di osservazione dei diritti umani nel Sahara Occidentale.
La scelta dolorosa della lotta armata:
Nonostante la sua profonda avversione per la violenza, Haidar ha ammesso che la lotta armata potrebbe diventare l'unica via per far sentire la voce del popolo saharawi e porre fine all'occupazione. "Abbiamo esaurito ogni altra possibilità – ha dichiarato –. La comunità internazionale ci ha voltato le spalle e non ci resta che ricorrere alle armi per difendere i nostri diritti".
