Bruxelles, 29 ottobre 2024 - La Corte di Giustizia dell'Unione Europea (CGUE) ha emesso una sentenza che annulla due accordi commerciali tra l’UE e il Marocco, imponendo l’obbligo di indicare il Sahara Occidentale come paese d'origine per prodotti come meloni e pomodori importati nell’Unione. La decisione è stata definita dalla televisione pubblica belga (RTBF) come un "danno significativo" per il Marocco.
Secondo RTBF, "si tratta di un grave passo indietro per le autorità marocchine", poiché la questione del Sahara Occidentale rappresenta un cardine della politica estera di Rabat. La decisione giuridica rafforza la posizione del Fronte Polisario, movimento indipendentista saharawi che aveva sollevato la questione presso la CGUE, insieme ad altre forze politiche.
RTBF ha ricordato che il Sahara Occidentale è considerato dall'ONU un territorio "non autonomo" dal 1963, alla fine della colonizzazione spagnola, e che il popolo saharawi gode del "diritto all'autodeterminazione" riconosciuto a partire dal 1966. Nel 1991, il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha approvato l'organizzazione di un referendum di autodeterminazione, istituendo una forza di pace per garantire la sicurezza della consultazione.
Anne Lagerwall, professoressa alla Facoltà di diritto della Libera Università di Bruxelles (ULB), ha spiegato alla RTBF che l'autodeterminazione dei popoli è un principio fondamentale del diritto internazionale, simile al divieto della tortura o del genocidio. "È un principio inderogabile. Non si possono stipulare accordi che ignorino un diritto così importante," ha dichiarato Lagerwall.
Un altro esperto, François Dubuisson, professore di diritto internazionale alla ULB, ha definito "incomplete" le recenti decisioni della CGUE. Secondo Dubuisson, la Corte ha cercato un difficile equilibrio tra rispetto del diritto internazionale e volontà di preservare le posizioni della Commissione Europea sugli accordi commerciali con Rabat.