Siviglia, 19 dicembre 2025 – C’è un modo di raccontare l'esilio che non passa per le statistiche delle agenzie umanitarie né per i comunicati ufficiali dei governi. È il racconto che nasce guardandosi negli occhi, condividendo un banco di scuola nel cuore del deserto o registrando un podcast tra le tende di un campo profughi.
In un’epoca di indifferenza diplomatica, il progetto "Giornalisti Scolastici 2030" abbatte i pregiudizi e costruisce un ponte di solidarietà orizzontale tra Siviglia e i campi profughi di Tindouf.
Nelle ultime settimane, i campi di Tindouf – dove da quasi cinquant’anni il popolo Saharawi resiste all'occupazione del Sahara Occidentale – sono diventati il set di un’esperienza pedagogica senza precedenti: “Giornalisti Scolastici 2030: Per una Scuola con una Cultura di Pace”.
Cronisti, non turisti:
L'iniziativa, promossa dall’Associazione di Amicizia con il Popolo Saharawi di Siviglia (AAPSS) e finanziata dall’Agenzia Andalusa per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo (AACID), ha portato gli studenti di Palomares del Río e Mairena del Aljarafe nel cuore dell'Hammada algerina.
L'obiettivo è stato chiaro fin dal principio: gli studenti andalusi non sono partiti come "turisti della solidarietà", ma come veri e propri inviati speciali. Armati di microfoni e curiosità, hanno visitato scuole, ospedali e progetti agricoli, trasformando la loro esperienza in un esercizio di giornalismo decoloniale.
Il superamento del paternalismo europeo:
Il valore profondo del progetto risiede nel superamento della visione paternalistica tipicamente europea, che spesso riduce il popolo Saharawi a "vittima passiva" bisognosa di aiuto. Attraverso laboratori radiofonici, cinema creativo e apprendimento dialogico, i bambini spagnoli hanno scoperto che, nonostante la scarsità di risorse, i loro coetanei Saharawi costruiscono una quotidianità fatta di sogni, dignità e ferma volontà di autodeterminazione.
"Non si tratta di aiutare i poveri, ma di comprendere un’ingiustizia storica," spiegano i responsabili del progetto. “Questo materiale non parla 'del' popolo Saharawi, ma parla 'con' loro.”
Un legame che sfida la politica:
Questa seconda edizione del progetto (che coprirà il biennio 2024-2026) assume un peso politico rilevante. Mentre il governo centrale spagnolo ha intrapreso una svolta diplomatica verso il Marocco, normalizzando di fatto l'occupazione del Sahara Occidentale, la società civile andalusa risponde con l'istruzione e la memoria.
I risultati tangibili sono già disponibili sui canali dell'AAPSS:
- Podcast in diretta: dialoghi tra pari su sogni e preoccupazioni comuni.
- Contenuti Multimediali: video e post che documentano la resilienza delle nuove generazioni nella diaspora.
- Formazione critica: gli studenti delle scuole CEIP Ágora, La Regüela e Vicente Aleixandre diventano ambasciatori di una realtà che le istituzioni tendono a silenziare.
Conclusione: La pace inizia tra i banchi
Il lancio ufficiale della nuova fase, celebrato lo scorso 29 gennaio al Teatro Municipale di Palomares del Río, ha ribadito che la cultura della pace non è un concetto astratto. Ascoltando le testimonianze di giovani Saharawi come Salka e Kanu, gli studenti andalusi hanno compreso che il Sahara Occidentale non è un conflitto lontano, ma una responsabilità condivisa.
Quando questi bambini tornano nelle loro classi, non portano con sé il ricordo di un'avventura esotica, ma la consapevolezza che la comunicazione può essere uno strumento di trasformazione sociale. Hanno imparato che, anche nel deserto più duro, l'infanzia sa parlare di futuro.
