Ginevra, 18 dicembre 2025 – La Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei difensori dei diritti umani, Mary Lawlor, ha lanciato un nuovo e severo monito contro l'inasprimento della repressione esercitata dalle autorità marocchine nel Sahara Occidentale. Al centro della denuncia vi è una sistematica campagna di molestie che colpisce attivisti storici, tra cui l'ex prigioniero politico Sidi Mohamed Daddach.
L'aggressione del 10 dicembre:
Attraverso i canali social ufficiali, Lawlor ha espresso profonda preoccupazione per i recenti attacchi fisici documentati. Secondo quanto riferito dalla Relatrice:
- Il 10 dicembre 2025, le forze di sicurezza marocchine hanno impedito con la forza agli attivisti saharawi di partecipare a una riunione.
- Le testimonianze raccolte descrivono scene di estrema violenza: i difensori dei diritti umani sarebbero stati trascinati, picchiati e insultati pubblicamente.
Un sistema di repressione diffusa:
L'episodio non è isolato, ma si inserisce in un contesto di "escalation di molestie" che mira a soffocare il dissenso nei territori occupati del Sahara Occidentale. Mary Lawlor ha già sollecitato il governo del Marocco in diverse occasioni — specificamente a giugno e ottobre — chiedendo l’immediata cessazione delle intimidazioni contro Daddach e i suoi colleghi.
"Questi atti di rappresaglia colpiscono chiunque sostenga il diritto all'autodeterminazione del popolo saharawi" — hanno dichiarato gli esperti ONU in una nota congiunta.
Focus sulle restrizioni e la sorveglianza:
Oltre alle aggressioni fisiche, l'ONU punta il dito contro le violazioni strutturali delle libertà fondamentali:
- Libertà di movimento: Restrizioni arbitrarie agli spostamenti per i membri del CODESA (Collettivo dei Difensori dei Diritti Umani Saharawi).
- Sorveglianza intrusiva: Presenza costante di agenti di sicurezza fuori dalle abitazioni private, come nel caso dell'attivista Babouzid Labbi Tamek.
- Campagne di diffamazione: Uso di tattiche intimidatorie volte a isolare e screditare i portavoce del movimento di protesta e i giornalisti indipendenti.
Numerose organizzazioni internazionali continuano a monitorare la situazione, unendosi all'appello delle Nazioni Unite affinché il Marocco rispetti i trattati internazionali sui diritti civili e politici nel territorio del Sahara Occidentale.
