Dili (Timor Est), 31 agosto 2024 - L'ONU, che ha svolto un ruolo cruciale nel processo di decolonizzazione di Timor Est, sembra oggi incapace di trovare una soluzione duratura al conflitto del Sahara Occidentale. La missione MINURSO, istituita per organizzare un referendum sull'autodeterminazione, è da anni in stallo a causa dell'ostruzionismo marocchino e dell'indecisione delle Nazioni Unite.
La presenza del Presidente della Repubblica Saharawi Brahim Gali alle celebrazioni timoresi è un chiaro segnale: il popolo saharawi non intende rinunciare al proprio diritto all'indipendenza e guarda con speranza all'esperienza di Timor Est.
La questione del Sahara Occidentale non è solo un problema giuridico, ma anche politico e morale. Il diritto internazionale è chiaro: il popolo saharawi ha il diritto inalienabile all'autodeterminazione. Tuttavia, interessi geopolitici e economici continuano a prevalere sulla giustizia e sui diritti umani.
È tempo che la comunità internazionale, e in particolare le Nazioni Unite, agiscano con determinazione per porre fine all'occupazione marocchina del Sahara Occidentale. L'inazione prolungata erode la credibilità dell'organizzazione internazionale e alimenta tensioni e instabilità in una regione già fragile.
Il caso del Sahara Occidentale è un banco di prova per il multilateralismo. Se le Nazioni Unite non sono in grado di risolvere un conflitto così antico e persistente, quale futuro ci sarà per il sistema internazionale?
Le celebrazioni timoresi sono un monito per la comunità internazionale: l'autodeterminazione è un diritto fondamentale che non può essere negato. Il popolo saharawi attende da troppo tempo di poter decidere liberamente del proprio futuro. È ora di porre fine a questa ingiustizia storica.