Bruxelles, 7 ottobre 2025 – Si accende lo scontro istituzionale a Bruxelles dopo che la Commissione europea ha accelerato l’approvazione di un nuovo accordo commerciale con il Regno del Marocco, includendo ancora una volta i prodotti provenienti dal Sahara Occidentale occupato, in aperta violazione delle sentenze della Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE).
Il presidente della Commissione per il Commercio Internazionale (INTA) del Parlamento europeo, Bernd Lange, ha duramente criticato la decisione, definendola “un modo di operare davvero scandaloso”, secondo quanto riportato da EURACTIV, rete mediatica paneuropea specializzata in affari europei.
“La sentenza della Corte era nota da un anno, eppure la Commissione non è stata in grado, o non ha voluto, risolvere la questione attraverso una procedura corretta”, ha dichiarato l’eurodeputato tedesco.
Accuse di opacità e violazione delle regole istituzionali:
L’eurodeputato spagnolo Vicent Marzà (Verdi/ALE), membro della delegazione per le relazioni con i Paesi del Maghreb, ha denunciato una mancanza di trasparenza “senza precedenti”:
“La Commissione non solo non comunicava con il Parlamento, ma negava anche informazioni che avrebbero dovuto essere rese disponibili ai rappresentanti”, ha affermato Marzà, parlando di un ‘livello di oscurità’ mai visto prima.
Di fronte al crescente malcontento, la commissione INTA ha convocato una sessione straordinaria a Strasburgo per affrontare la questione. Bernd Lange ha confermato che porterà il caso anche all’incontro dei presidenti delle commissioni con i funzionari della Commissione previsto per martedì.
Un conflitto politico e giuridico sul Sahara Occidentale:
Questa posizione è stata confermata nelle sentenze successive, comprese quelle dell’ottobre 2024, che hanno ribadito la capacità del Fronte POLISARIO di rappresentare legalmente il popolo saharawi di fronte alle istituzioni europee.
La reazione del Fronte POLISARIO:
Silenzio della Commissione:
Alla chiusura dell’articolo, EURACTIV ha segnalato che la Commissione europea non aveva ancora fornito alcuna risposta ufficiale alle richieste di commento, alimentando ulteriormente le accuse di mancanza di trasparenza e di gestione opaca del dossier.
