Madrid, 11 agosto 2025 – Il Partito Popolare Spagnolo (PP), per voce della sua eurodeputata e portavoce per gli affari agricoli Carmen Crespo, ha lanciato un nuovo appello alla Commissione europea per una revisione dell'accordo commerciale con il Marocco. L'obiettivo è escludere esplicitamente il Sahara occidentale occupato, in linea con le sentenze della Corte di Giustizia Europea (CGE).
In dichiarazioni alla stampa, Crespo ha annunciato che il PP presenterà una serie di iniziative al Parlamento europeo. Queste iniziative chiedono alla Commissione, che rinnoverà l'accordo bilaterale a ottobre, di "escludere esplicitamente qualsiasi prodotto proveniente dal Sahara occidentale dall'accordo, implementare efficaci meccanismi di reciprocità e quote vincolanti, e stabilire controlli rigorosi".
L'eurodeputata ha espresso forte preoccupazione per la crescente pressione commerciale esercitata dal Marocco e per una potenziale evasione fiscale stimata in circa 70 milioni di euro. Ha denunciato una "doppia concorrenza sleale per i produttori europei", sottolineando come, invece di aggiornare i prezzi e i dazi doganali, si siano ridotte le quote tariffarie, a danno dei produttori locali.
Richieste di risarcimento e protezione per l'agricoltura europea:
In questo contesto, Carmen Crespo ha richiesto che, in caso di dimostrata evasione fiscale, "il Marocco sia tenuto a pagare un risarcimento economico proporzionale al danno causato". Ha inoltre sollecitato l'attivazione di "meccanismi di salvaguardia per proteggere il settore agricolo europeo".
Queste richieste arrivano a seguito di recenti polemiche sollevate da alcune organizzazioni spagnole. Alla fine del mese scorso, tali organizzazioni avevano denunciato un'etichettatura ingannevole di "pomodorini ciliegini" provenienti dal Sahara occidentale occupato, venduti nelle principali catene di distribuzione spagnole come prodotti marocchini.
L'Unione dei consumatori e degli utenti e il Coordinatore delle organizzazioni degli agricoltori e degli allevatori in Spagna hanno presentato una denuncia congiunta al Ministero dei diritti sociali e dei consumatori, denunciando l'illegalità di tale pratica e richiamando l'attenzione sulla necessità di rispettare le sentenze della CGE.
