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Fermezza saharawi contro la disinformazione: Il Ministero della Difesa RASD smonta le accuse del Washington Post


Campi profughi saharawi, 16 aprile 2025Il Ministero della Difesa Nazionale della Repubblica Araba Saharawi Democratica (RASD) ha rispedito con veemenza al mittente le recenti e infondate insinuazioni propagate dal quotidiano statunitense Washington Post. In una decisa dichiarazione rilasciata martedì 15 aprile il ministero ha categoricamente smentito le affermazioni contenute in un articolo del giornale americano, che ipotizzava la presenza di prigionieri saharawi in Siria e l'addestramento di combattenti del Fronte Polisario in Iran.

La nota del Ministero della Difesa Nazionale ha bollato tali asserzioni come pure manovre propagandistiche, orchestrate con il chiaro intento di gettare un'ombra sulla legittima battaglia condotta dal popolo saharawi per la propria autodeterminazione e indipendenza. Il ministero ha ribadito con forza che l'Esercito Popolare di Liberazione Saharawi (EPLS) vanta al suo interno un patrimonio di competenze, capacità operative e un solido bagaglio di esperienza più che sufficienti per garantire l'addestramento e la qualificazione del proprio personale militare.

"Le forze armate saharawi sono pienamente autonome e capaci di gestire la propria formazione militare," si legge nella dichiarazione. "Non abbiamo bisogno né ricorriamo ad alcuna forma di assistenza esterna per addestrare i nostri combattenti. Queste affermazioni sono prive di fondamento e rappresentano un tentativo maldestro di distorcere la realtà della nostra lotta."

La ferma presa di posizione del Ministero della Difesa Nazionale sottolinea la determinazione del Fronte Polisario nel respingere ogni tentativo di screditare la sua lotta e minare la sua credibilità a livello internazionale. La RASD ha sempre mantenuto una politica di indipendenza nelle proprie decisioni e strategie militari, basandosi sulle proprie risorse umane e materiali per la difesa del proprio territorio e del diritto all'autodeterminazione sancito dalle Nazioni Unite.

Le accuse del Washington Post giungono in un momento delicato per la regione, caratterizzato da rinnovate tensioni e dalla persistente impasse nel processo di risoluzione del conflitto del Sahara Occidentale. La dichiarazione del ministero saharawi appare quindi come un chiaro messaggio di fermezza e un invito alla comunità internazionale a prestare attenzione alle fonti di informazione e a non lasciarsi influenzare da narrazioni distorte e prive di riscontri oggettivi.

Il Fronte Polisario continua a ribadire il proprio impegno per una soluzione pacifica e giusta del conflitto, basata sul rispetto del diritto inalienabile del popolo saharawi all'autodeterminazione, condannando al contempo ogni tentativo di destabilizzazione e disinformazione volto a minare questo obiettivo fondamentale.

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