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L'oro del Sahara Occidentale: un tesoro nascosto, una corsa all'accaparramento e un'ombra israeliana

Sahara occidentale, 20 novembre 2024 - Il Sahara Occidentale, teatro di un'occupazione marocchina che dura da decenni, continua a subire il saccheggio sistematico delle sue risorse naturali. Tra queste, il sottosuolo della regione si rivela sempre più ricco di giacimenti auriferi, che attirano l’interesse di multinazionali e investitori stranieri. Recentemente, è stato confermato il coinvolgimento di una società israeliana, il cui nome resta volutamente celato dalle autorità marocchine, nelle operazioni di prospezione aurifera nella regione di Tichla.

Un lungo processo di sfruttamento pianificato:

Tra il 2002 e il 2006, l'amministrazione marocchina di occupazione ha lanciato una campagna di studi geologici su vasta scala per esplorare i minerali presenti nelle zone centro-meridionali e orientali del Sahara Occidentale. Questi studi hanno rivelato importanti riserve aurifere in siti strategici, tra cui: 

- Graret Lafuila (103 grammi di oro per tonnellata di roccia)  

- Zamlat al-Shinah (6,3 grammi/tonnellata)  

- Imtalan (8,4 grammi/tonnellata)  

- Gleibat Al-Ful e Bulautad, con concentrazioni fino a 36 grammi per tonnellata.  

Questi giacimenti, spesso accompagnati da minerali di alto valore economico, rappresentano un tesoro naturale che viene però sfruttato senza il consenso del popolo sahrawi, in violazione del diritto internazionale.

Coinvolgimento internazionale e repressione locale:

Negli ultimi anni, esplorazioni non autorizzate e operazioni di prospezione casuali hanno rivelato ulteriori indicatori promettenti di oro nei siti di Imtalan, Al-Tawama e Gleibat Al-Fula. In parallelo, aziende straniere, come la canadese **Metalex Ventures Ltd.**, hanno annunciato di aver individuato tracce d’oro in 28 siti nella regione di Tichla e in altri 10 presso Auserd, entrambi situati nel sud del Sahara Occidentale. 

Di recente, sono state avvistate forze di occupazione marocchine che presidiano i giacimenti auriferi, cacciando via cercatori locali sahrawi sia a Imtalan, vicino a Tichla, che a Takba, a nord-ovest di Bir Ganduz. Fonti affidabili affermano che una società straniera ha iniziato attività di prospezione nella regione di Tichla, utilizzando veicoli senza loghi identificativi. Ulteriori indagini hanno rivelato che l’azienda coinvolta proviene dal Mali, ma opera sotto copertura israeliana.

Complicità marocchina e il silenzio sul ruolo israeliano:

Esaminando gli archivi ufficiali del governo marocchino, è emerso che l’attuale attività di prospezione nella regione è condotta da una società israeliana. Tuttavia, il Ministero del Tesoro marocchino ha nascosto il nome dell’azienda, sollevando dubbi sulla trasparenza e sugli accordi stipulati per lo sfruttamento delle risorse. 

Questa mancanza di chiarezza alimenta le accuse di complicità tra le autorità marocchine e le aziende straniere coinvolte nel saccheggio del Sahara Occidentale. Le attività minerarie, condotte senza alcun rispetto per il diritto internazionale e per i diritti del popolo sahrawi, rappresentano un ulteriore tassello nella strategia di spoliazione delle risorse naturali di questa terra.

Un appello per la giustizia:

Il coinvolgimento di aziende israeliane e di altre multinazionali nello sfruttamento delle risorse sahrawi evidenzia l’urgenza di un intervento internazionale. La comunità globale, incluse le Nazioni Unite e l'Unione Africana, è chiamata a esercitare pressioni sul Marocco e sulle aziende complici per garantire il rispetto del diritto del popolo sahrawi all'autodeterminazione e alla gestione delle proprie risorse naturali.

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