Sahara occidentale, 7 giugno 2024 - Dietro la costante violazione dei diritti umani nel Sahara Occidentale occupato si nasconde una realtà ancora più sconvolgente: il saccheggio sistematico delle sue risorse naturali da parte di aziende europee, molte delle quali spagnole. Questo articolo denuncia questa vergogna e le sue conseguenze devastanti per il popolo Sahrawi e per l'ambiente.
Il polpo: un prodotto simbolo dello sfruttamento:
Corea del Sud, Italia e Spagna sono i primi tre importatori di polpo al mondo. La domanda è aumentata vertiginosamente negli ultimi anni, raggiungendo i 400.000 tonnellate nel 2015, dieci volte di più rispetto al 1950. Questo insostenibile trend mette a repentaglio le popolazioni di polpo e l'intero ecosistema marino.
Le principali zone di pesca del polpo sono la Mauritania e il Marocco, ma un rapporto scioccante rivela che una parte significativa di questo prodotto proviene dal Sahara Occidentale occupato illegalmente dal Marocco. Le aziende europee, sfruttando la zona grigia creata dal conflitto, operano indisturbate, saccheggiando le risorse naturali del territorio senza alcuna considerazione per il diritto internazionale o per il benessere del popolo Sahrawi.
Un territorio in attesa di decolonizzazione:
La Carta delle Nazioni Unite e le convenzioni internazionali sui diritti umani sono chiare: il Sahara Occidentale, in quanto "territorio non autonomo in attesa di decolonizzazione", ha il diritto di disporre liberamente delle sue risorse naturali. Il popolo Sahrawi dovrebbe avere il pieno controllo e il beneficio di tutto ciò che il suo territorio produce.
Tuttavia, la realtà è ben diversa. Le aziende europee, approfittando dell'ambiguità giuridica e della mancanza di controlli, operano impunemente, depredando le risorse del Sahara Occidentale e privando il popolo Sahrawi dei suoi legittimi diritti.
Le conseguenze del saccheggio:
Le conseguenze di questo saccheggio sono devastanti:
- Sfruttamento delle risorse: Il polpo viene pescato in modo insostenibile, mettendo a rischio le popolazioni e l'intero ecosistema marino.
- Violazione dei diritti umani: Il popolo Sahrawi viene privato dei suoi diritti sulle proprie risorse e sul proprio territorio.
- Danni economici: Il popolo Sahrawi non ha accesso ai benefici economici derivanti dallo sfruttamento delle sue risorse.
- Impatti ambientali: La pesca eccessiva e l'utilizzo di metodi di pesca dannosi degradano l'ambiente marino e mettono a rischio la biodiversità.
La complicità dell'Unione Europea:
L'Unione Europea ha il dovere di rispettare il diritto internazionale e di tutelare i diritti umani. Tuttavia, l'accordo di pesca sostenibile tra l'UE e il Marocco, che permette alle flotte europee di pescare nelle acque del Sahara Occidentale, è stato giudicato illegale dalla Corte di Giustizia Europea. Nonostante ciò, l'accordo è stato in vigore per quattro anni, durante i quali il 90% del pesce pescato proveniva dal Sahara Occidentale.
Verso un futuro migliore:
È necessario un'azione urgente e decisa da parte della comunità internazionale per porre fine al saccheggio delle risorse del Sahara Occidentale. Le aziende europee devono cessare le loro operazioni illegali e il popolo Sahrawi deve avere il diritto di gestire autonomamente le proprie risorse. Solo così si potrà garantire un futuro giusto e sostenibile per il Sahara Occidentale.