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Un attivista saharawi residente in Belgio vittima dello spyware Pegasus


Il Security Lab di Amnesty International ha trovato tracce di spyware Pegasus sull'iPhone di El Mahjoub Mleiha attivista saharawi. Mahjoub Maliha ha la cittadinanza belga, ma viene dal Sahara occidentale e lavora come volontario per Codesa, un collettivo di attivisti per i diritti umani saharawi.

Mleiha, che ha ottenuto la nazionalità belga nel 2017, è attualmente responsabile delle relazioni esterne di CODESA, (Collettivo dei saharawi difensori dei diritti umani) e, come tale, ha partecipato a incontri con molti diplomatici e deputati.

"Il 1° novembre, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti mi ha inviato un'e-mail", dice Mahjoub Maleiha davanti a un caffè a Bruxelles. 'Quando ho aperto la casella di posta sul mio iPhone, ho notato che l'e-mail era già contrassegnata come "letta". Prima ancora di vedere l'e-mail. Come potrebbe essere? In quel momento ho capito che qualcuno stava guardando il mio telefono".

L'analisi del suo telefono ha confermato la presenza di tracce di Pegaso, ma non ha potuto determinare con certezza l'identità della persona responsabile di questo attacco. 

Ma per il signor Mleiha, dichiara che dietro questa la faccenda ci sono i servizi segreti marocchini. "Chi sarà? I belgi? Non credo. Non vedo altri che i servizi segreti marocchini", dice il signor Mleiha, e annuncia che presenterà una denuncia in Belgio.

Il quotidiano francese Le Monde e altri media, coordinati da Forbidden Stories con il supporto tecnico dell'Amnesty International Security Laboratory, hanno rivelato lo spionaggio, attraverso lo spyware Pegasus, contro i difensori dei diritti umani da parte di vari stati e governi. 

Il regno nega di essere un cliente dello spyware, nonostante numerose prove tecniche che attestino il suo coinvolgimento, e ha presentato una denuncia per diffamazione contro diversi media francesi, tra cui Le Monde.

Mahjoub Mleiha è la quarta vittima nota di Pegasus in Belgio. La presenza dello spyware è stata rilevata anche sui telefoni del giornalista Peter Verlinden e di sua moglie, Marie Bamutese; I servizi segreti belgi ritengono che questi attacchi siano stati "molto probabilmente" causati dal Ruanda, le cui autorità negano anche di essere utenti di Pegasus.


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