Sahara occidentale, 6 agosto 2025 – Il Festival Internazionale del Cinema del Sahara Occidentale (FiSahara), in collaborazione con numerosi artisti, organizzazioni per i diritti umani e movimenti di solidarietà internazionale, ha pubblicato un manifesto di denuncia contro la produzione del film The Odyssey, diretto da Christopher Nolan e prodotto da Universal Pictures e Syncopy.
Al centro della protesta, la scelta di girare alcune scene del film nella città di Dakhla, situata nel Sahara Occidentale, un territorio occupato illegalmente dal Marocco dal 1975. Secondo il manifesto, le riprese sono state effettuate senza il consenso del popolo saharawi, e con l'autorizzazione esclusiva delle autorità marocchine.
Una produzione accusata di legittimare l’occupazione:
FiSahara accusa la produzione di aver girato The Odyssey in una zona sotto occupazione militare, ignorando completamente il diritto internazionale e la legittima rappresentanza del popolo saharawi. Viene ricordato che il Marocco ha invaso il Sahara Occidentale nel 1975, causando un esodo forzato e attuando bombardamenti su civili con napalm e fosforo bianco.
Oggi, gran parte della popolazione saharawi vive in esilio nei campi profughi in Algeria o in condizioni di pesante repressione nei territori occupati. Nonostante una risoluzione delle Nazioni Unite preveda un referendum di autodeterminazione, questa promessa rimane da quasi cinquant’anni disattesa a causa dell’ostruzionismo marocchino e della complicità di alcune potenze internazionali.
Cultura come arma di propaganda:
FiSahara denuncia anche il tentativo del Marocco di utilizzare la cultura e il cinema come strumenti di propaganda per legittimare l’occupazione. La trasformazione di Dakhla in una meta turistica e culturale, con festival, eventi sportivi e iniziative ambientali, viene descritta come un’operazione di “normalizzazione”, simile a quelle messe in atto da Israele nei territori palestinesi occupati.
Secondo il manifesto, queste iniziative mirano a svuotare di contenuto politico e sociale l’identità del popolo saharawi, arrivando persino a imitare festival come lo stesso FiSahara, nato invece per dare voce alla resistenza e alla lotta per l’autodeterminazione.
Le quattro richieste a Nolan e alle case di produzione:
FiSahara rivolge quattro richieste chiare e pubbliche a Christopher Nolan, a Universal Pictures e a Syncopy:
- Riconoscere l’errore di aver girato nei territori occupati senza consenso e impegnarsi a non includere le scene girate a Dakhla, oppure ottenere il permesso formale dal legittimo rappresentante del popolo saharawi.
- Incontrare direttamente giornalisti, registi e attivisti saharawi per comprendere la situazione di occupazione e repressione.
- Partecipare alla prossima edizione di FiSahara, che si tiene nei campi profughi in Algeria, vivendo con una famiglia saharawi e conoscendo le condizioni di vita del popolo in esilio.
- Lanciare un appello a tutte le produzioni culturali affinché evitino di operare nei territori occupati del Sahara Occidentale, contribuendo alla fine della normalizzazione dell’occupazione.
Un invito alla responsabilità collettiva:
Il manifesto si chiude con un appello rivolto a cittadini, professionisti del mondo del cinema e della cultura, attivisti e organizzazioni affinché sottoscrivano il testo, schierandosi pubblicamente contro l’uso della cultura come strumento di legittimazione dell’occupazione.
Con questa iniziativa, FiSahara riafferma il proprio ruolo come festival non solo culturale, ma profondamente politico: uno spazio di testimonianza, di denuncia e di solidarietà concreta con il popolo saharawi nella sua lotta per la libertà e l’autodeterminazione.
📄 Leggi il manifesto completo (in inglese): https://festivalsahara.org/en/the-odyssey-manifesto/
