Sahara occidentale, 16 luglio 2025 - Il Marocco è pienamente consapevole di violare il diritto internazionale nel Sahara Occidentale. Non si tratta di un errore di interpretazione né di una disputa giuridica complessa: si tratta di un’occupazione illegale, riconosciuta come tale dalle Nazioni Unite, dalla Corte Internazionale di Giustizia, dal Consiglio di Sicurezza e da decine di risoluzioni internazionali. Eppure, Rabat continua a comportarsi come un colonizzatore spudorato, alimentando la sua strategia di dominio con repressione, corruzione e ricatto politico.
Mercificazione dell’occupazione:
La consapevolezza dell’illegalità traspare nella strategia marocchina: occupare, sfruttare e vendere le risorse del Sahara Occidentale – fosfati, pesca, energia solare – a potenze straniere, in cambio di sostegno politico. Questo non è esercizio di sovranità, ma mercificazione del furto. Un vero diritto, infatti, non si compra: si esercita.
Diplomazia del ricatto:
L’aggressività marocchina va oltre il territorio occupato. Il regime utilizza strumenti di pressione politica e diplomatica brutale:
- Manipola i flussi migratori, aprendo o chiudendo le frontiere per ottenere concessioni;
- Collabora con regimi coinvolti in crimini di guerra, come Israele, con cui ha stretto accordi in ambito militare e di intelligence;
- È implicato in scandali di corruzione che minano le istituzioni europee, come il caso “MarocGate” al Parlamento Europeo.
In Spagna, Rabat avrebbe esercitato pressioni dirette sul Partito Popolare, attraverso minacce velate e ricatti mediatici, nel tentativo di condizionare decisioni politiche sulla questione saharawi.
Sorveglianza illegale e repressione
Il regime marocchino non si limita alla diplomazia coercitiva. Ha fatto ricorso anche a strumenti di sorveglianza illegale, come lo spyware Pegasus, usato contro giornalisti, attivisti e persino capi di Stato, tra cui il presidente francese Emmanuel Macron. Un comportamento che allontana Rabat dall’immagine di partner internazionale affidabile, avvicinandolo a quella di un regime autoritario disposto a tutto pur di mantenere il controllo su un territorio che non gli appartiene.
Nel frattempo, sul terreno, la repressione delle voci saharawi è spietata: centinaia di attivisti e giornalisti sono stati arrestati, torturati, esiliati o assassinati. Il silenzio della comunità internazionale, in questo contesto, non è solo complicità: è corresponsabilità morale.
Il vero volto dell’occupazione:
Il Marocco si presenta con il volto moderno della diplomazia, ma agisce con la logica coloniale del secolo scorso. La sua ossessione per il Sahara Occidentale è un sintomo di debolezza giuridica e morale, non di forza. E dietro la maschera della retorica politica si nasconde un dato ineludibile: è un occupante illegale.
L’urgenza di una posizione chiara:
La comunità internazionale deve smettere di premiare il ricatto e iniziare a difendere con chiarezza l’unica soluzione legale e giusta: il diritto del popolo saharawi all'autodeterminazione. Le proposte di “autonomia”, gli accordi siglati con risorse rubate e i compromessi diplomatici non hanno alcuna legittimità. Sono solo strumenti per occultare una realtà evidente: il Marocco è oggi un occupante illegale sull'orlo dell’abisso.
La storia e il diritto internazionale stanno dalla parte del popolo saharawi. È tempo che anche la politica globale vi si schieri con coerenza e coraggio.
Fonte originale:https://porunsaharalibre.org/
