Sahara occidentale, 16 luglio 2025 – Ayman Tharbi, prigioniero politico saharawi attualmente detenuto nelle carceri marocchine, ha intrapreso uno sciopero della fame di 48 ore per denunciare le continue privazioni dei suoi diritti fondamentali e protestare contro le condizioni disumane a cui è sottoposto.
Secondo quanto riportato da fonti saharawi tra gli attivisti per i diritti umani nei territori occupati, Tharbi è vittima di un sistematico diniego del diritto a una vita dignitosa.
La protesta di Tharbi ha spinto diverse organizzazioni non governative saharawi a lanciare un appello urgente per attirare l’attenzione della comunità internazionale sulle sue condizioni di detenzione.
Una strategia repressiva sistematica:
L’Associazione Sahrawi delle Vittime di Gravi Violazioni Commesse dallo Stato Marocchino (ASVDH) ha sottolineato che il caso di Ayman Tharbi non è un’eccezione, ma rappresenta una pratica sistematica messa in atto dal regime marocchino con l’intento di piegare la volontà e lo spirito di resistenza dei prigionieri politici saharawi.
"Riteniamo l’amministrazione penitenziaria marocchina pienamente responsabile del benessere fisico e psicologico del prigioniero Tharbi", ha dichiarato l’ASVDH, esortando le autorità ad assicurare il rispetto dei suoi diritti e chiedendo un intervento immediato delle organizzazioni per i diritti umani.
Studenti nel mirino:
Anche l’Unione degli Studenti di Saguia El-Hamra e Río de Oro (UESARIO) è intervenuta con forza, denunciando le continue violazioni contro gli studenti saharawi detenuti, colpiti per la loro militanza politica e per il loro attivismo nelle università marocchine.
“L’incarcerazione di studenti come Tharbi dimostra la volontà del regime di reprimere il pensiero critico e le rivendicazioni legittime del popolo saharawi”, si legge nella dichiarazione di UESARIO, che invita la società civile internazionale a intensificare la pressione sul Marocco.
Una condanna per l’impegno politico:
Ayman Tharbi è stato condannato per la sua ferma posizione a favore dell’indipendenza del Sahara Occidentale e per la sua partecipazione a numerose iniziative e mobilitazioni studentesche. Il suo caso – come quello di tanti altri prigionieri politici saharawi – riflette l’intolleranza sistematica dell’occupazione marocchina verso qualsiasi forma di dissenso politico nei territori occupati.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite e le principali istituzioni internazionali per i diritti umani continuano a ricevere segnalazioni gravi riguardo alla sorte dei detenuti saharawi, molti dei quali sono vittime di torture, isolamento forzato, negazione dell’assistenza medica e trattamenti degradanti.
Il caso di Tharbi rappresenta dunque un nuovo, allarmante capitolo della repressione marocchina nei confronti del popolo saharawi e sollecita una risposta urgente da parte della comunità internazionale, affinché siano garantiti il rispetto del diritto internazionale umanitario e la protezione dei diritti dei prigionieri politici.
