Ginevra, 28 giugno 2025 – Mary Lawlor, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei difensori dei diritti umani, ha espresso profonda preoccupazione per la violenza della polizia marocchina nei confronti degli attivisti saharawi Sidi Mohammed Daddach e Mustapha Dah. La Lawlor ha sottolineato l'urgente necessità che le autorità marocchine pongano fine alla repressione dei difensori dei diritti umani nel Sahara Occidentale.
"Ho ricevuto inquietanti segnalazioni di violenze da parte della polizia marocchina contro i difensori dei diritti umani saharawi Sidi Mohammed Daddach e Mustapha Dah in seguito all'evento commemorativo annuale del 19 giugno," ha dichiarato Lawlor sui social media.
I media saharawi hanno ampiamente riportato che le forze di occupazione marocchine hanno brutalmente aggredito gli attivisti dopo un raduno in occasione del 55° anniversario dell'Intifada di Zemla, la storica rivolta guidata il 17 giugno 1970 dal defunto Mohamed Sidi Brahim Bassiri contro il dominio coloniale spagnolo.
Secondo diverse testimonianze, le forze marocchine, sia in uniforme che in borghese, hanno picchiato violentemente i partecipanti all'evento. Tra le vittime figurano il presidente del Comitato Saharawi per il diritto all'autodeterminazione, Daddach Mohamed; un membro dell'Iniziativa Saharawi contro l'occupazione marocchina (ISACOM), Mustapha Dah; e un noto difensore dei diritti umani nel Sahara Occidentale occupato, Brahim Farrik.
"Le autorità marocchine devono porre fine alla repressione dei difensori dei diritti umani nel Sahara Occidentale", ha ribadito la Relatrice Speciale Lawlor.
Già lo scorso aprile, la Lawlor e altri esperti delle Nazioni Unite avevano espresso "grave preoccupazione" per la prolungata repressione da parte del Marocco nei confronti di difensori dei diritti umani, giornalisti e voci di protesta nel Sahara Occidentale occupato. Tale repressione è stata interpretata come ritorsione per il loro sostegno al diritto all'autodeterminazione del popolo saharawi.
In una comunicazione inviata al governo marocchino nel febbraio scorso, Lawlor e altri esperti delle Nazioni Unite avevano già evidenziato "serie preoccupazioni circa gli atti di intimidazione e diffamazione contro il signor Tamek, nonché la continua sorveglianza e la presenza di agenti di sicurezza fuori dalla sua abitazione". Gli esperti avevano inoltre espresso preoccupazione per le "restrizioni alla libertà di movimento e di riunione del signor Tamek, dei membri del CODESA (Collettivo Saharawi dei Difensori dei Diritti Umani) e di altri difensori dei diritti umani nel Sahara Occidentale".

