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Il commercio illegale di fosfati del Sahara Occidentale in declino: Un appello all'azione delle Nazioni Unite



Londra, 28 giugno 2025 – Western Sahara Resource Watch (WSRW) ha espresso soddisfazione per la significativa riduzione, nel 2024, del numero di aziende acquirenti di fosfati provenienti dal Sahara Occidentale, territorio sfruttato illegalmente dal Marocco. L'organizzazione rinnova il suo appello alle Nazioni Unite affinché istituiscano un meccanismo amministrativo per supervisionare e gestire le risorse naturali del territorio, in attesa dell'autodeterminazione del popolo saharawi.

Un Declino Senza Precedenti nelle Importazioni:

Secondo l'ultimo rapporto di WSRW, il 2024 ha registrato il numero più basso di clienti in un singolo anno, con solo quattro società importatrici coinvolte. Complessivamente, 26 navi hanno trasportato 1,45 milioni di tonnellate di minerale di fosfato dal Sahara Occidentale occupato, un lieve calo rispetto agli 1,6 milioni di tonnellate stimate per il 2023. Le esportazioni verso Messico e India rappresentano circa il 91% del commercio totale, con 23 delle 26 navi dirette verso questi due paesi. WSRW stima che il valore di questo commercio possa raggiungere circa 319 milioni di dollari entro il 2024.

Questo risultato contrasta nettamente con il 2012, il primo anno di monitoraggio sistematico di WSRW, quando furono identificati 15 importatori. La maggior parte di questi ha progressivamente interrotto gli acquisti, in gran parte a seguito delle azioni legali intraprese dal Fronte Polisario, riconosciuto come l'unico legittimo rappresentante del popolo saharawi.

Il Ruolo Cruciale del Fronte Polisario e della Mobilitazione Internazionale:

L'azione del Fronte Polisario presso le corti europee ha prodotto risultati convincenti, tra cui l'annullamento di due accordi commerciali tra l'UE e il Marocco, a causa dell'inclusione del Sahara Occidentale, un territorio che il diritto internazionale definisce "separato" e "distinto" dal Marocco.

Il Fronte Polisario gode del sostegno di circa 40 organizzazioni internazionali, inclusa WSRW. L'impegno di WSRW ha portato, nel 2017, al blocco di navi cariche di fosfato saharawi nei porti di Panama e del Capo di Buona Speranza, evidenziando la crescente pressione internazionale contro questo commercio illegale.

WSRW ha reiterato la sua richiesta a tutte le aziende coinvolte in questo commercio di sospendere immediatamente ogni acquisto e spedizione di fosfati dal Sahara Occidentale, fino alla risoluzione del conflitto. Molti ex acquirenti hanno già dichiarato di non voler più proseguire queste importazioni, citando ragioni legate alla legalità internazionale e al rispetto dei diritti umani.

Il Disimpegno delle Multinazionali:

Anche le principali multinazionali fornitrici di componenti per la miniera di Boucraa, nel Sahara Occidentale occupato, hanno annunciato il loro ritiro. Nel 2020, l'azienda svedese Epiroc ha dichiarato a WSRW: "Non abbiamo accordi per la manutenzione o la fornitura della miniera di Boucraa nel Sahara Occidentale e non abbiamo intenzione di rifornirla in futuro".

Nel 2024, la società di consulenza danese COWI, che in passato aveva firmato un contratto per la progettazione di strutture portuali nel territorio, ha affermato che "finché la situazione nel Sahara occidentale rimarrà irrisolta e le Nazioni Unite continueranno a insistere sulla necessità di migliorare il rispetto dei diritti umani nel territorio, COWI non parteciperà ad altri progetti in quel territorio".

Un Appello Urgente alle Nazioni Unite e all'UE:

Alla luce di questi sviluppi, WSRW esorta le Nazioni Unite a "creare un meccanismo amministrativo delle Nazioni Unite per controllare o almeno gestire le risorse e le entrate derivanti dalle risorse naturali del Sahara Occidentale, in attesa dell'autodeterminazione del popolo saharawi".

L'organizzazione raccomanda inoltre all'Unione Europea di valutare attentamente il commercio di prodotti originari del Sahara Occidentale e di adottare politiche che garantiscano la conformità con la sentenza della Corte di Giustizia dell'UE del 21 dicembre 2016 e con il dovere degli Stati, ai sensi del diritto internazionale, di non riconoscere la presunta sovranità del Marocco sul Sahara Occidentale occupato.


La crescente pressione internazionale e il disimpegno delle aziende indicano una chiara tendenza contro lo sfruttamento illegale delle risorse del Sahara Occidentale. Sarà interessante vedere come le Nazioni Unite e l'Unione Europea risponderanno a questi appelli per garantire la giustizia e il diritto all'autodeterminazione del popolo saharawi.

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