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Portogallo: Il Parlamento indaga sul presunto saccheggio delle risorse del Sahara Occidentale



Lisbona (Portogallo), 12 ottobre 2024 - Preoccupazioni crescenti riguardo a possibili violazioni delle leggi e regolamenti dell’Unione Europea hanno spinto il Bloco de Esquerda a presentare una richiesta formale di indagine al Parlamento portoghese.

L'8 ottobre, i deputati Marisa Matias e Fabian Figueiredo hanno interrogato il governo portoghese in merito a due navi battenti bandiera marocchina, "Avila 2" e "Argan 2", accusate di trasportare prodotti ittici provenienti dal Sahara Occidentale occupato fino in Portogallo. Queste navi, secondo il partito, trasportavano aragoste congelate prelevate illegalmente dai territori occupati, in violazione delle normative dell'UE.

La richiesta di indagine, indirizzata al Ministero degli Affari Esteri, fa seguito a segnalazioni secondo cui le due navi, appartenenti a una società gestita da cittadini portoghesi e registrata in Marocco, sarebbero partite dal porto di Dakhla, nel Sahara Occidentale, sotto occupazione marocchina. Le dichiarazioni ufficiali sostengono che le navi fossero dirette in Portogallo per riparazioni, ma il Bloco de Esquerda esprime dubbi sul reale scopo del viaggio, sollevando interrogativi sulla legalità delle operazioni.

La richiesta di inchiesta parlamentare mira a chiarire tre punti cruciali:

1. Se il governo portoghese fosse a conoscenza dell’arrivo delle navi.

2. Quali misure saranno adottate per verificare la legalità del carico.

3. Quali azioni verranno intraprese per evitare che i lavoratori portuali siano coinvolti in attività illecite.

Questa iniziativa segue una storica sentenza della Corte di Giustizia Europea del 4 ottobre, che ha ribadito l'obbligo di ottenere il consenso del popolo saharawi per qualsiasi accordo commerciale riguardante risorse provenienti dal Sahara Occidentale. Il Bloco de Esquerda ha evidenziato come questa decisione sottolinei la gravità della situazione, esortando il governo a prendere provvedimenti rapidi per garantire il rispetto del diritto internazionale e delle normative comunitarie.

Il Ministero degli Affari Esteri è atteso a fornire una risposta ufficiale in merito alla questione sollevata dall'inchiesta parlamentare.

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