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Sahara Occidentale: Buco nero dell'informazione sotto il regime marocchino


Sahara occidentale, 9 luglio 2024 - Il Sahara Occidentale, sotto occupazione militare marocchina dal 1975, è diventato un "buco nero dell'informazione", dove la libertà di stampa è soffocata e il giornalismo indipendente è perseguitato. Questo è quanto emerge da un preoccupante rapporto del gruppo di lavoro sui diritti umani nei territori occupati, che descrive un quadro allarmante di violazioni dei diritti umani commesse nel corso del 2023.

Repressione intensificata dopo il cessate il fuoco:

Dalla rottura del cessate il fuoco nel novembre 2020, le misure repressive nei territori occupati del Sahara Occidentale si sono intensificate, con un particolare accanimento verso il flusso di informazioni. "Oltre al divieto assoluto di ingresso per osservatori e giornalisti stranieri", denuncia il rapporto, "i giornalisti locali che si discostano dalla linea ufficiale vengono puniti e perseguitati".

Un muro di silenzio contro la libertà di stampa:

Questo gruppo di lavoro, composto da difensori locali dei diritti umani Saharawi e attivisti internazionali, monitora le violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario nei territori occupati. Il rapporto sottolinea che "questo muro di silenzio assoluto imposto dal Regno del Marocco contro la libertà di stampa trasforma il giornalismo in una professione clandestina".

Criminalizzazione del dissenso:

L'introduzione dell'articolo 267-591 nel Codice penale marocchino nel 2016 ha criminalizzato qualsiasi espressione che possa costituire una minaccia all'integrità territoriale del Regno, compresi i territori occupati del Sahara Occidentale. Secondo il gruppo di lavoro, questo articolo implica che "i giornalisti che mettono in dubbio lo status giuridico del Sahara Occidentale rischiano la sospensione e il blocco dei loro media, oltre a pene detentive da 6 mesi a 2 anni e multe da 20.000 a 200.000 dirham". L'articolo prevede inoltre che le pene possano essere aumentate da due a cinque anni di reclusione e da 50.000 a 500.000 dirham di multa se le dichiarazioni vengono rilasciate in incontri o luoghi pubblici, attraverso manifesti, opuscoli o qualsiasi altro mezzo cartaceo o elettronico.

Attacchi incessanti alla libertà di stampa:

Questo blocco informativo si traduce in una repressione incessante della pratica del giornalismo locale e nel blocco dell'accesso ai media stranieri. Le tattiche utilizzate includono torture, detenzioni, maltrattamenti e altre forme di persecuzione contro giornalisti e attivisti. Tra i principali bersagli di questi attacchi figurano organi di stampa come "Equipe Média", RASD TV, la Fondazione Nushatta per i media e i diritti umani, Smara News e Al Gargarat.

Espulsioni e restrizioni all'accesso:

Dall'intensificarsi del controllo marocchino nel 2014, più di 309 giuristi, avvocati, accademici, difensori dei diritti umani, giornalisti e parlamentari indipendenti sono stati privati dell'accesso al Sahara Occidentale o espulsi dal territorio o dal Marocco. Nel 2023, si sono distinti i casi della professoressa e attivista catalana Nuria Bota, del ricercatore dell'Università Autonoma di Barcellona Roberto Cantoni e delle avvocatesse spagnole María Dolores Travieso e Inés Miranda, tutte espulse da El Aaiún.

Il Sahara Occidentale rimane una regione dove l'informazione e la libertà di stampa sono severamente represse, riflettendo la complessa e preoccupante situazione dei diritti umani nella regione. La comunità internazionale ha la responsabilità di agire per porre fine a queste violazioni e garantire il rispetto del diritto alla libertà di informazione e di espressione nel Sahara Occidentale.

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