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Mohamed Dihani, attivista saharawi perseguitato dal Marocco, trova rifugio in Italia

Roma, 18 gennaio 2024 - L'articolo della voiceoverfoundation del giornalista Marco Biondi pubblicato il 16 gennaio, tratta la storia di Mohamed Dihani, un attivista per i diritti umani e l'autodeterminazione del popolo saharawi. Dihani è stato vittima di una serie di gravi violazioni dei diritti umani, tra cui la detenzione arbitraria, la tortura e le minacce di rimpatrio forzato. La sua vicenda è emblematica della repressione sistematica che le autorità marocchine esercitano nei confronti di attivisti e giornalisti nel Sahara Occidentale.

Dihani è nato a Laayoune, la capitale del Sahara occidentale, nel 1982. All'età di 10 anni è stato arrestato per la prima volta per aver partecipato a una manifestazione pacifica per l'autodeterminazione del popolo saharawi. Successivamente, ha vissuto in Italia per alcuni anni, ma nel 2008 è tornato in Marocco per ricongiungersi con la sua famiglia.

Nel 2010, Dihani è stato nuovamente arrestato dalle autorità marocchine. È stato detenuto arbitrariamente per cinque anni, durante i quali è stato torturato e costretto a firmare false confessioni. Nel 2015, è stato rilasciato ma è stato messo agli arresti domiciliari per altri due anni.

Dopo essere stato rilasciato dai domiciliari, Dihani ha continuato il suo attivismo per i diritti umani. Nel 2018, ha fatto richiesta di un visto per l'Italia per sottoporsi a cure mediche per le conseguenze delle torture subite in carcere. Tuttavia, il suo visto è stato rifiutato dalle autorità italiane, che hanno giustificato la decisione con una segnalazione illegittima nel database SIS II.

Grazie al sostegno di Amnesty International, Dihani è riuscito a rifugiarsi in Tunisia nel 2019. Tuttavia, anche in Tunisia è stato perseguitato dalle autorità marocchine, che hanno minacciato di estradarlo in Marocco.

Nel 2022, Dihani è riuscito a entrare in Italia. Tuttavia, la sua richiesta di protezione internazionale è stata respinta dalla Commissione territoriale di Roma, che ha ritenuto il Marocco un paese sicuro.

La vicenda di Mohamed Dihani è un chiaro esempio del doppio standard che l'UE applica nella difesa dei diritti umani. Da un lato, l'UE condanna la repressione dei diritti umani nel Sahara Occidentale, ma dall'altro, continua a cooperare con il Marocco, un paese che è responsabile di gravi violazioni dei diritti umani.

La vicenda di Dihani dimostra anche l'importanza del diritto alla privacy per la tutela dei diritti umani. Le tecnologie di sorveglianza, come Pegasus, possono essere utilizzate dai governi per reprimere l'attivismo e la libertà di espressione.

L'UE dovrebbe rivedere la sua politica nei confronti del Marocco e adottare misure concrete per sostenere i diritti umani nel Sahara Occidentale. Inoltre, l'UE dovrebbe vietare l'esportazione di tecnologie di sorveglianza verso i paesi che utilizzano queste tecnologie per violare i diritti umani.


https://www.voiceoverfoundation.org/en/hub/t/human-rights/lv3pw5kvue/the-repression-of-activists-in-the-western-sahara-goes-through-italy-too-the-story-of-mohamed-dihani/qn0l5eekbj

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