La causa Saharawi ha sperimentato queste nuove vittorie diplomatiche e un sostegno senza precedenti in tutto il mondo dopo la ripresa della lotta armata poco più di un anno fa in seguito alla violazione da parte del Marocco del cessate il fuoco durante l'attraversamento e la costruzione di una zona cuscinetto. La comunità internazionale fa appello al Consiglio di Sicurezza su una questione di decolonizzazione che è di competenza delle Nazioni Unite.
Dal ritorno alle armi il 13 novembre 2020, data in cui le autorità di occupazione marocchine hanno rotto il cessate il fuoco dopo un attacco diretto contro i civili sahrawi a El Guerguerat, nell'estremo sud del Sahara occidentale.
Durante tutto l'anno, la diplomazia saharawi ha intensificato i suoi contatti e gli sforzi per recuperare i diritti sottratti al popolo saharawi, compresi quelli della sua sovranità permanente sulle sue risorse naturali sfruttate illegalmente dalle forze di occupazione sostenute da partiti stranieri, in particolare Francia, Spagna e Stati Uniti
In questo contesto, la questione Saharawi ha ottenuto "una clamorosa vittoria" grazie in particolare all'annullamento da parte del Tribunale dell'Unione Europea di due accordi commerciali tra UE e Marocco perché firmati senza il consenso del popolo Saharawi, il cui legittimo rappresentante è il Fronte POLISARIO.
Si tratta dunque di una decisione storica della Corte Ue che riconosce ormai al Fronte POLISARIO l'unico legittimo rappresentante del popolo saharawi, strada tracciata da Mhamed Jadad negli anni precedenti.
L'anno 2021 è stato anche caratterizzato da un ampio sostegno alla causa Saharawi in tutto il mondo, poiché trattandosi di decolonizzazione secondo le risoluzioni delle Nazioni Unite, sperimentando un'ampia ondata di solidarietà.
Convinti della verità e della giustizia della causa Saharawi, diversi Paesi hanno annunciato la ripresa delle relazioni diplomatiche con la Repubblica Araba Saharawi Democratica (RASD) come il Perù, che l'8 settembre 2021 ha ristabilito i suoi legami con questo Stato e la Bolivia.
In Europa, pur essendo dominati da un'unica politica regionale, diversi paesi come Danimarca e Svezia hanno ribadito la volontà di riconoscere la RASD come Stato.
Allo stesso modo, lo scorso febbraio, diversi paesi (Spagna, Francia, Austria, Germania, Australia, Timor Est, ecc.) hanno organizzato massicce manifestazioni di solidarietà e sostegno alla causa Saharawi e al suo legame con il Fronte POLISARIO.
La nomina nell'ottobre 2021, dopo oltre due anni di attesa, dell'italo-svedese Staffan de Mistura, a nuovo inviato personale del Segretario generale dell'ONU per il Sahara occidentale, sebbene tale nomina non sia "fine a se stessa" e solo un "mezzo" per arrivare a una soluzione che preveda l'autodeterminazione del popolo saharawi.
Dalla nomina del successore del tedesco Horst Kohler che si è dimesso nel maggio 2019, molti Paesi, tra cui l'Algeria, hanno continuato a mostrare il loro sostegno agli sforzi di De Mistura, chiedendogli di avviare trattative “dirette” tra le parti in conflitto; Marocco e Fronte POLISARIO, rifiutando così il format delle cosiddette “tavole rotonde” dopo aver dimostrato che si trattava solo di una manovra dilatoria del regime marocchino, che non mostra alcuna volontà di concludere pacificamente e nel rispetto della legalità internazionale il processo di decolonizzazione che protegge il diritto dei popoli sottoposti alla dominazione coloniale di decidere del proprio futuro.
E' quanto ha ribadito il 1 dicembre il presidente saharawi Brahim Ghali, sottolineando che il Marocco ha ora due opzioni: il regolamento difeso dall'Onu basato sull'organizzazione di un referendum sull'autodeterminazione, oppure la soluzione negoziata difesa dall'Unione africana, ovvero il rilancio di "colloqui diretti e franchi senza precondizioni tra RASD e Marocco.
In attesa del rilancio del processo politico, il popolo sahrawi, determinato a continuare la sua lotta armata, ha intensificato gli attacchi. Dall'aggressione marocchina a El Guerguerat, l'Esercito di Liberazione Saharawi ha inflitto "grandi perdite umane e materiali" all'esercito di occupazione marocchino.
Quanto riguarda la situazione dei diritti umani nei territori saharawi occupati, nel 2021 si è verificata un'implacabilità senza precedenti dell'occupante marocchino, in particolare contro attivisti per i diritti umani, giornalisti e donne.
Il caso dell'attivista Sultana Khaya e della sua famiglia, è il caso più preoccupante e inquietante vista l'indifferenza delle Nazioni Unite.
L'attivista ha subito per un anno con la sua famiglia gli arresti domiciliari imposti dal Marocco, varie forme di intimidazione, tortura, stupro, iniezioni forzate, distruzione di mobili, minacce e ogni tipo di pratica che minaccia ai danni umani dignità.
La situazione disumana in cui si trova Sultana ha indotto molte ONG internazionali a lanciare seri avvertimenti sul pericolo per la sua vita, data la situazione di estrema vulnerabilità e indifesa di fronte all'apparato repressivo marocchino.
A questo proposito, sono stati rinnovati gli appelli per ampliare il mandato della MINURSO di monitorare i diritti umani nei territori occupati.
Ancora una volta il Consiglio di Sicurezza ha approvato una famigerata delibera che amplia il mandato della MINURSO, ritenuta del tutto squilibrata per il semplice motivo che non ha tenuto conto degli ultimi avvenimenti nella regione e non ha condannato il responsabile della violazione del cessate il fuoco.