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Sahara Occidentale: Un genocidio dimenticato e un'ingiustizia riconosciuta



Madrid, 19 settembre 2025 - Secondo la scrittrice e giornalista spagnola Victoria Garcia Corera, il Marocco ha commesso crimini che rientrano nella definizione di genocidio nel Sahara Occidentale. Questa affermazione si basa su una sentenza dell'Audiencia Nacional spagnola che, già nel 2015, riconosceva i crimini perpetrati dalle forze militari e di polizia marocchine contro il popolo saharawi.

In un articolo pubblicato sulla piattaforma "Non dimenticare il Sahara Occidentale", intitolato "Il genocidio saharawi non è una metafora: è una realtà giuridica stabilita da una corte europea", Garcia Corera sottolinea che la sentenza del magistrato Pablo Ruz ha descritto in modo chiaro gli attacchi sistematici contro la popolazione civile saharawi. Tra questi, si contano i bombardamenti dei campi, gli sfollamenti forzati, gli omicidi, gli arresti e le sparizioni, tutti compiuti con l'obiettivo di "distruggere totalmente o parzialmente questa popolazione e di impadronirsi del territorio del Sahara Occidentale".

Il legame tra il Sahara Occidentale e la Palestina:

La giornalista traccia un parallelo tra la situazione nel Sahara Occidentale e l'attuale conflitto a Gaza, identificando uno schema comune: l'occupazione coloniale, l'espropriazione delle terre, la violenza sistematica contro popolazioni considerate "sacrificabili" e la protezione politica da parte di potenze internazionali che ostacolano la giustizia.

Garcia Corera sostiene che il Marocco e l'entità sionista (Israele) obbediscono a una logica simile: l'annientamento del popolo colonizzato per perpetuare l'occupazione. Entrambi godono di un'impunità garantita dalle loro alleanze internazionali. L'autrice sottolinea che non è un caso che abbiano rafforzato i loro legami militari, di intelligence e diplomatici, poiché sono "alleati nell'occupazione e partner nell'impunità".

Secondo la scrittrice, affermare che le lotte saharawi e palestinese sono identiche non è uno slogan, ma una "constatazione storica e giuridica". Entrambi i popoli affrontano l'occupazione militare, il saccheggio delle risorse naturali, la repressione e campagne di sterminio che configurano un genocidio. Pur avendo a proprio favore risoluzioni internazionali che riconoscono i loro diritti, entrambi si scontrano con l'ipocrisia di un sistema internazionale che protegge gli occupanti.

Complicità internazionale e la necessità di agire:

Denunciando l'inazione della comunità internazionale, Victoria Garcia Corera osserva che, sia nel caso dei saharawi che in quello dei palestinesi, il principale ostacolo alla giustizia non è l'assenza di prove, ma la complicità internazionale. A Gaza, nonostante le prove evidenti e la copertura mediatica, la reazione predominante è stata quella di "distogliere lo sguardo, inviare armi e vanificare il diritto internazionale".

Per la giornalista, in entrambi i casi, i popoli occupati sono diventati "vittime sacrificali di una geopolitica dominata da interessi economici, energetici e strategici". L'articolo si conclude con un appello all'azione: il diritto internazionale da solo non è sufficiente a porre fine a questi crimini. Servono "popoli mobilitati, solidarietà attiva e volontà politica". L'iscrizione della sentenza dell'Audiencia Nacional sui muri dei campi saharawi è un atto di resistenza, un modo per mantenere viva la richiesta di giustizia e denunciare i colpevoli.

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