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Il Sahara Occidentale in allarme: detenzioni arbitrarie, una strategia sistematica per soffocare il dissenso



Ginevra, 19 settembre 2025 – La Fondazione Al-Basher per lo sviluppo, un'organizzazione non governativa con status consultivo speciale presso le Nazioni Unite, ha lanciato un forte allarme sul "continuo e sistematico uso della detenzione arbitraria da parte delle autorità marocchine nel Sahara Occidentale". Secondo la Fondazione, questa pratica rappresenta una strategia deliberata per criminalizzare il dissenso e reprimere il legittimo diritto all'autodeterminazione del popolo Saharawi.

In una dichiarazione scritta presentata alla 60ª sessione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, l'ONG ha sottolineato che le detenzioni arbitrarie sono uno strumento chiave nella più ampia strategia del Marocco per reprimere i diritti civili e politici dei Saharawi e soffocare ogni forma di dissenso.


Un sistema di repressione con due volti

La denuncia descrive un sistema di detenzione che colpisce regolarmente difensori dei diritti umani, giornalisti e studenti Saharawi. Questi individui vengono spesso privati della libertà senza basi legali, sottoposti a torture o maltrattamenti e condannati in processi che non rispettano gli standard internazionali.

Secondo la Fondazione, le detenzioni avvengono in due forme distinte:

  • Reclusione a lungo termine: si verifica a seguito di processi iniqui che portano a condanne severe e sproporzionate.

  • Detenzione a breve termine e non registrata: mirata a molestare e intimidire. Queste detenzioni avvengono spesso durante momenti politicamente sensibili, come gli anniversari della resistenza Saharawi.

La Fondazione Al-Basher ha specificato che molti arresti avvengono senza mandato, in risposta a proteste pacifiche, post sui social media o manifestazioni politiche. I detenuti subiscono negazione dell'assistenza legale, prolungata detenzione preventiva e abusi fisici e verbali. I processi, secondo la dichiarazione, si basano su confessioni estorte e non garantiscono un'indipendenza giudiziaria, rendendo le condanne un chiaro deterrente all'attivismo.


Casi emblematici e l'ombra dell'impunità

Per illustrare questa politica repressiva, la Fondazione ha richiamato l'attenzione su diversi casi specifici:

  • Al-Hussein El Bachir Ibrahim: un difensore dei diritti umani che sta scontando una condanna a 12 anni di carcere a seguito di un procedimento giudiziario con "gravi violazioni del giusto processo".

  • Khatri Dadda: un giornalista condannato a 20 anni di carcere su prove contestate.

  • Il gruppo Gdeim Izik: 24 attivisti Saharawi che, dopo lo smantellamento del campo di protesta nel 2010, sono stati sottoposti a torture e processi iniqui.

Questi casi, secondo l'organizzazione, non sono incidenti isolati, ma parte di una politica più vasta di criminalizzazione del dissenso, dove i tribunali marocchini utilizzano "misure giudiziarie punitive e politicamente motivate" per mettere a tacere le voci dei Saharawi.

Nonostante le ripetute conclusioni del Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria, le autorità marocchine non hanno adottato alcuna misura correttiva, perpetuando un clima di impunità. La Fondazione denuncia anche la costante mancanza di accesso per gli osservatori internazionali, giornalisti e meccanismi delle Nazioni Unite, e avverte che l'assenza di un mandato di monitoraggio dei diritti umani all'interno della MINURSO (Missione delle Nazioni Unite per il Referendum nel Sahara Occidentale) aggrava ulteriormente la situazione.


Richieste di azione e un appello per la giustizia:

Nelle sue raccomandazioni, la Fondazione Al-Basher ha invitato il Consiglio per i diritti umani e gli Stati membri a prendere provvedimenti urgenti e decisivi. Le richieste principali includono:

- Il rilascio immediato e incondizionato di tutti i prigionieri politici Saharawi detenuti arbitrariamente.

- La condanna formale delle detenzioni arbitrarie da parte del Consiglio e la richiesta al Marocco di rispettare gli standard internazionali sul giusto processo.

- La concessione di accesso illimitato al Sahara Occidentale per gli osservatori indipendenti e i meccanismi delle Nazioni Unite.

- L'istituzione di un meccanismo permanente di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite nel Sahara Occidentale.

La dichiarazione si è conclusa riaffermando il diritto del popolo Saharawi all'autodeterminazione, in conformità con la Carta delle Nazioni Unite e le risoluzioni pertinenti. La Fondazione Al-Basher per lo Sviluppo, che si concentra su istruzione, assistenza sanitaria e diritti umani, continua a sostenere la causa Saharawi attraverso mezzi pacifici, offrendo corsi di formazione, servizi sanitari e difendendo i diritti umani e delle donne.

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