Ginevra, 19 settembre 2025 – Durante la sessantesima sessione del Consiglio per i diritti umani a Ginevra, Gabriella Citroni, presidente del Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle sparizioni forzate o involontarie, ha presentato il rapporto annuale (rif. A/HRC/0/35), relativo al periodo maggio 2024 – maggio 2025. Il documento analizza le sparizioni forzate in contesti legati al territorio, alle risorse naturali e all’ambiente, sottolineando l’urgenza di garantire verità e giustizia.
Numeri allarmanti:
Nell’ultimo anno, il gruppo di lavoro ha esaminato 1.278 casi in 38 paesi, mentre dal 1980 a oggi sono stati affrontati 62.904 casi. Nonostante alcuni progressi, Citroni ha denunciato che molti Stati continuano a non rivelare la sorte delle persone scomparse, lasciando le famiglie in una condizione di sofferenza e incertezza prolungata.
Un crimine contro l’umanità:
Citroni ha ricordato che la sparizione forzata è riconosciuta come crimine contro l’umanità e, in determinate circostanze, può configurarsi persino come crimine di genocidio. Per questo motivo, ha esortato i governi a rispettare gli obblighi internazionali e a cooperare con i meccanismi delle Nazioni Unite, affinché sia posta fine a queste pratiche e vengano assicurati giustizia e responsabilità.
La testimonianza saharawi:
L’attivista saharawi per i diritti umani, Ghalia Abdallah Djimi, intervistata dall’agenzia SPS, ha ribadito che “il problema delle sparizioni forzate non può essere cancellato con il tempo, finché non verrà fatta piena luce e i responsabili non saranno puniti”. Djimi ha inoltre sottolineato che la questione è strettamente legata all’occupazione marocchina del Sahara Occidentale, e che l’occultamento della sorte degli scomparsi rappresenta “una grave violazione del diritto internazionale e dei diritti umani fondamentali”.
Un appello alla cooperazione:
Il rapporto del Gruppo di lavoro lancia un chiaro messaggio: la ricerca efficace delle persone scomparse, il sostegno alle famiglie e la trasparenza nell’accesso alle informazioni sono condizioni imprescindibili per mettere fine a decenni di impunità. Solo attraverso una piena cooperazione degli Stati sarà possibile garantire verità, memoria e giustizia.
