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Milioni di dollari per MINURSO: missione bloccata nel tempo


New York, 14 aprile 2025 – Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si riunisce oggi a porte chiuse per esaminare gli sviluppi più recenti nella crisi del Sahara Occidentale. All’ordine del giorno, l’intervento di figure chiave coinvolte nel tentativo – ormai trentennale – di risolvere uno dei conflitti più dimenticati del panorama internazionale.

Sono previsti gli aggiornamenti del Rappresentante Speciale del Segretario Generale e Capo della MINURSO, Alexander Ivanko, e dell’Inviato Personale del Segretario Generale, Staffan de Mistura. Entrambi illustreranno la situazione attuale nella regione e lo stato degli sforzi diplomatici in corso.

La riunione giunge a poco più di cinque mesi dalla risoluzione 2756, approvata il 31 ottobre 2024, con cui è stato prorogato per un ulteriore anno il mandato della Missione delle Nazioni Unite per il Referendum nel Sahara Occidentale (MINURSO). Istituita il 29 aprile 1991, MINURSO aveva l’obiettivo dichiarato di organizzare un referendum per l’autodeterminazione del popolo saharawi entro otto mesi. A distanza di oltre tre decenni, quel voto non è mai stato celebrato.

Una missione costosa e controversa:

La MINURSO è una delle missioni più longeve dell’ONU, ma anche una delle più criticate. È l’unica missione delle Nazioni Unite che non prevede la protezione dei civili e che, nonostante un impegno finanziario di milioni di dollari l’anno, non ha portato a compimento il proprio mandato fondamentale.

Oggi la missione conta appena 228 civili e 231 militari, privi di armi, con funzioni limitate di osservazione. Un tempo, il contingente superava le 3.000 unità. Dal 1991 al 13 novembre 2020, MINURSO ha garantito un cessate il fuoco fragile, interrotto proprio in quella data da nuovi scontri tra il Marocco e il Fronte Polisario.

Il Piano di Insediamento originario prevedeva sette fasi, tra cui il ritiro delle truppe, il ritorno dei rifugiati, l’identificazione degli elettori e la promozione della campagna referendaria. Ad oggi, solo due sono state attuate: il cessate il fuoco (violato nel 2020) e il rilascio dei prigionieri di guerra.

L’intransigenza marocchina e il fallimento dell’ONU:

Uno dei principali ostacoli resta l’intransigenza del Marocco, che continua a rifiutare l’ipotesi di un referendum con l’opzione indipendenza. Tuttavia, anche l’ONU è finita nel mirino delle critiche per l’apparente inerzia e per la mancanza di una strategia efficace.

A oggi, la missione non è riuscita nemmeno a redigere una lista elettorale definitiva. Di conseguenza, cresce la frustrazione tra il popolo saharawi e tra osservatori internazionali che accusano le Nazioni Unite di mantenere una struttura costosa ma inefficace, incapace di far rispettare il diritto internazionale.

Crisi di credibilità:

Il conflitto del Sahara Occidentale rappresenta per molti un simbolo del più ampio fallimento delle Nazioni Unite nel risolvere conflitti prolungati. Diverse personalità hanno guidato la missione e numerosi Segretari Generali si sono succeduti nel tentativo di mediare, ma nessuno è riuscito a sbloccare l’impasse politico e diplomatico.

Per alcuni analisti, l’ONU sta ormai perdendo la sua legittimità come garante della pace e del diritto internazionale, e il caso saharawi ne sarebbe la dimostrazione più lampante. A fronte di milioni di dollari investiti, il bilancio operativo e politico della MINURSO appare sempre più difficile da giustificare.

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