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Greta Thunberg chiede solidarietà globale con il Sahara Occidentale


Stoccolma (Svezia), 15 gennaio 2025 - La celebre attivista per il clima Greta Thunberg ha acceso i riflettori sulla drammatica situazione del popolo Saharawi attraverso un potente post su Instagram, a seguito di una sua recente visita ai campi profughi Saharawi. Condividendo la sua esperienza con milioni di follower, Thunberg ha evidenziato l'intersezione tra la lotta dei Saharawi per l'autodeterminazione e la più ampia battaglia globale per la giustizia sociale e climatica.

Descrivendo i campi profughi come la dimora di una comunità che sopporta da 50 anni lo sfollamento sotto l'occupazione militare marocchina, Thunberg ha affermato con forza: "La lotta per un Sahara Occidentale libero è la lotta di tutti". Ha inoltre sottolineato la straordinaria pazienza e resilienza del popolo Saharawi, che continua ad attendere un giusto referendum e il riconoscimento da parte della comunità internazionale.

Con una critica incisiva, Thunberg ha denunciato il silenzio e il tradimento globale che hanno esacerbato le difficoltà affrontate dal popolo Saharawi, esortando il suo vasto pubblico a "informarsi su questa situazione, diffondere consapevolezza e unirsi alle voci dei Saharawi nella richiesta di giustizia e responsabilità".

Il post ha messo in luce i tentativi del Marocco di "greenwashing" e "whitewashing" delle proprie azioni nel Sahara Occidentale, tra cui la costruzione di progetti apparentemente "sostenibili" su territori occupati e lo sfruttamento delle risorse naturali senza il consenso del popolo Saharawi. Thunberg ha definito tali attività come vere e proprie violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani.

"La decolonizzazione non è una metafora", ha dichiarato con fermezza Thunberg, chiedendo la fine degli insediamenti illegali, dell'accaparramento delle terre e di quello che ha definito "colonialismo verde". Ha ribadito la necessità di una liberazione che garantisca i diritti all'autodeterminazione, alla libertà e alla dignità per tutti, incluso il popolo Saharawi.

L'attenzione di Thunberg sulla dimensione climatica del conflitto evidenzia come lo sfruttamento ambientale aggravi ulteriormente le ingiustizie subite dal popolo Saharawi. L'estrazione di risorse naturali, tra cui fosfati e prodotti della pesca, è da tempo una questione controversa, con numerose voci che denunciano come tale sfruttamento sostenga di fatto l'occupazione marocchina.

Il post di Thunberg ha generato un'ampia eco e un acceso dibattito sui social media, con molti sostenitori che hanno elogiato l'attivista per aver utilizzato la sua piattaforma per dare voce al popolo Saharawi. Attivisti e organizzazioni che sostengono l'indipendenza del Sahara Occidentale hanno espresso profonda gratitudine per la sua solidarietà.

Parallelamente, non sono mancati attacchi da parte di troll filo-marocchini che hanno preso di mira l'attivista svedese, criticando il suo sostegno al popolo Saharawi e diffondendo disinformazione e propaganda marocchina sul conflitto nel Sahara Occidentale.

Il messaggio di Thunberg si conclude con un monito potente: "Il silenzio è complicità". Un vero e proprio grido di battaglia che invita individui e comunità a schierarsi al fianco del popolo Saharawi, unendosi alle loro richieste di giustizia e alla fine di decenni di oppressione.

La pubblicazione del post di Thunberg giunge in un momento di crescente attenzione internazionale sulle azioni del Marocco nel Sahara Occidentale e di una più ampia consapevolezza dei legami intrinsechi tra colonialismo, giustizia climatica e diritti umani.

Sfruttando la sua influenza globale, Greta Thunberg ha riportato l'attenzione su uno dei conflitti di decolonizzazione più longevi al mondo, esortando la comunità internazionale ad agire concretamente a sostegno della liberazione del Sahara Occidentale.

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