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La drammatica prigionia di Sidi Abdallah Abbahah: torture, isolamento e il silenzio internazionale


Lisbona, 23 ottobre 2024 - La difensora dei diritti umani e osservatrice internazionale portoghese, Isabel Lourenço, ha pubblicato un importante articolo sul quotidiano elettronico “7Margens” che getta luce sulle gravi violazioni dei diritti umani subite da Sidi Abdallah Abbahah, un prigioniero politico saharawi incarcerato nelle prigioni marocchine dal 2010.

Abbahah, parte del gruppo di prigionieri politici noto come Gdeim Izik, è stato condannato all'ergastolo sulla base di confessioni ottenute sotto tortura, come confermato da rapporti di fonti affidabili, tra cui meccanismi internazionali e delle Nazioni Unite per i diritti umani. Nonostante le molteplici sentenze di organizzazioni internazionali, tra cui il Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura, che chiedono la fine dell'isolamento e l'accesso alle cure mediche, il Marocco continua a ignorare tali decisioni.

L'articolo di Lourenço descrive in dettaglio le condizioni disumane a cui Abbahah è sottoposto dal 2018: un prolungato isolamento unito a torture fisiche e psicologiche. Tra le tecniche di tortura documentate, vi sono percosse ai piedi ("falaqa"), aggressioni sessuali, bruciature di sigarette e la somministrazione forzata di sostanze chimiche, utilizzate per estorcere false confessioni.

Nonostante gli appelli internazionali, il Marocco ha ignorato le richieste di indagini sugli abusi. Persino il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria ha dichiarato più volte arbitraria la detenzione di Abbahah e dei suoi compagni del gruppo Gdeim Izik, senza che vi fosse alcuna risposta concreta da parte delle autorità marocchine.

A peggiorare ulteriormente la situazione, la sorella di Abbahah, Souad, ha rivelato che le sue preesistenti condizioni di salute, in particolare problemi renali, sono gravemente peggiorate a causa della mancanza di cure mediche adeguate. Abbahah soffre anche di dolori debilitanti allo stomaco, alla prostata e alla schiena.

L'avvocata francese di Abbahah, Olfa Ouled, ha incontrato numerosi ostacoli nel tentativo di difendere il suo assistito, incluso il rifiuto ripetuto delle autorità marocchine di permetterle l’ingresso nel paese. Lourenço interpreta questa tattica come parte di una strategia più ampia del governo marocchino per isolare i prigionieri politici saharawi dal controllo legale e dall'attenzione pubblica.

Nonostante i ripetuti appelli da parte della famiglia di Abbahah e dei suoi avvocati, le autorità marocchine continuano a prolungare la sua detenzione e a violare i suoi diritti fondamentali. L'articolo di Lourenço mette in luce il silenzio preoccupante della comunità internazionale, che rimane in gran parte passiva nonostante la condanna di organizzazioni come Amnesty International e agenzie delle Nazioni Unite riguardo alla repressione degli attivisti saharawi.

Lourenço sottolinea che il caso di Sidi Abdallah Abbahah rappresenta un esempio emblematico della più ampia strategia repressiva attuata dal Marocco contro il popolo saharawi e del continuo sfruttamento del Sahara occidentale. La detenzione di Abbahah non è solo una violazione dei diritti umani, ma anche una dimostrazione della persistente inosservanza del diritto internazionale da parte del Marocco, un problema che la comunità internazionale sembra riluttante ad affrontare.

La situazione richiede un'azione urgente: è imperativo che il Marocco rispetti i suoi obblighi internazionali in materia di diritti umani, ponga fine alla tortura dei prigionieri politici e liberi immediatamente gli attivisti saharawi detenuti illegalmente come Abbahah.

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