Ginevra, 22 giugno 2024 - I giornalisti Saharawi, soprattutto donne, sono i bersagli più vulnerabili delle continue violazioni dei diritti umani perpetrate dal Marocco nelle zone occupate del Sahara Occidentale. Lo ha denunciato Nafi Ahmed Mohamed, Segretario Generale dell'Unione dei Giornalisti e Scrittori Saharawi (UPES), durante la presentazione del rapporto annuale sulla situazione dei diritti umani nelle zone occupate, tenutosi al Consiglio dei Diritti Umani a Ginevra.
Nel suo intervento, Mohamed ha descritto un panorama desolante per la libertà di espressione nel Sahara Occidentale occupato: "Non esiste libertà di espressione in Marocco. Vengono perseguitate le voci che si oppongono alla sua presenza e alle politiche coloniali nella regione, e messe a tacere quelle che chiedono la fine dell'occupazione marocchina."
Il Sahara Occidentale, ha continuato Mohamed, è diventato una "zona cieca" per la stampa a causa delle continue restrizioni imposte dall'occupazione marocchina. Giornalisti, attivisti e osservatori internazionali solidali o neutrali vengono sistematicamente ostacolati nell'accesso al territorio, impedendo qualsiasi forma di reportistica indipendente.
Il rapporto, redatto da organizzazioni saharawi e internazionali per i diritti umani, dipinge un quadro allarmante: i giornalisti Saharawi sono vittime di intimidazioni, arresti arbitrari, detenzioni illegali e torture. Il loro lavoro è ostacolato da continue minacce, aggressioni fisiche e campagne di diffamazione.
Mohamed ha lanciato un appello alla comunità internazionale affinché intervenga per proteggere i giornalisti Saharawi e garantire loro il diritto di esercitare la propria professione liberamente e senza timore di ritorsioni. "La libertà di informazione è un diritto umano fondamentale", ha affermato, "e il silenzio sulla repressione dei giornalisti Saharawi è una complicità con l'oppressione."