Madrid, 12 dicembre 2025 - Il Congresso dei Deputati spagnolo ha votato all’unanimità per riportare in seduta plenaria giovedì 11 dicembre il disegno di legge che prevede la concessione della cittadinanza spagnola ai saharawi nati nel Sahara Occidentale durante il periodo coloniale, cioè prima del 1976.
Il testo legislativo, fermo da mesi presso la Commissione Giustizia presieduta dal Partito Socialista (PSOE), torna ora al Parlamento per la fase finale di discussione, emendamento e ratifica.
Una legge bloccata che ora riparte:
La decisione del Parlamento riapre un iter che era rimasto congelato a lungo. Il disegno di legge:
- sarà nuovamente discusso in plenaria,
- potrà essere modificato per chiarire alcuni aspetti giuridici irrisolti,
- dovrà poi tornare al voto finale prima della sua approvazione definitiva.
L’obiettivo è evitare lacune legali o future controversie, garantendo un testo chiaro, applicabile e in linea con il diritto internazionale.
Secondo fonti citate dal quotidiano Público, il partito Sumar avrebbe proposto al PSOE un calendario per sbloccare definitivamente la legge entro l’inizio del 2026, indicando gennaio e febbraio come mesi decisivi. La deputata Verónica Martínez Barbero guida il gruppo interno che sta seguendo la procedura.
Precedenti parlamentari: un consenso iniziale… ma non del tutto
Il Parlamento spagnolo aveva già approvato all’unanimità una proposta per concedere automaticamente la cittadinanza ai nati nel Sahara Occidentale quando il territorio era amministrato dalla Spagna.
Quella proposta:
- era stata presentata da Podemos,
- aveva ricevuto il sostegno del Partito Popolare,
- aveva visto l’astensione di Vox,
- ed era stata respinta dal Partito Socialista, allora particolarmente criticato per la sua posizione.
La norma prevedeva:
- cittadinanza automatica ai saharawi nati prima del 1976,
- possibilità per i loro figli di farne richiesta entro cinque anni,
- agevolazioni per la residenza legale, simili a quelle concesse ad altri Paesi legati storicamente alla Spagna (America Latina, Filippine, Guinea Equatoriale, Portogallo, Andorra).
Contesto storico e responsabilità spagnole:
Dal 1976 la Spagna ha cessato il controllo diretto sul Sahara Occidentale, occupato prima dal Marocco e dalla Mauritania. Sebbene la Mauritania si sia poi ritirata, il Marocco continua a occupare il territorio.
Tuttavia, per le Nazioni Unite, la Spagna rimane ancora la potenza amministratrice de iure, e il Sahara Occidentale è classificato come territorio non autonomo in attesa di decolonizzazione.
Reazioni e polemiche:
Durante il dibattito parlamentare, i deputati di Podemos hanno denunciato i “47 anni dalla vergognosa consegna del Sahara Occidentale al Marocco”, ricordando:
- l’esodo forzato verso i campi profughi di Tindouf,
- le continue violazioni dei diritti umani nei territori occupati.
Non sono mancate critiche anche da parte di alcuni saharawi e settori della società spagnola, che temono che la misura – se mal formulata – possa:
- diluire politicamente la causa saharawi,
- favorire una sorta di “assimilazione” indesiderata,
- essere interpretata come un tentativo di “archiviare” il dossier del Sahara Occidentale.
Prossimi passi:
Il ritorno del disegno di legge in Aula rappresenta un passo decisivo, ma non definitivo. La sua approvazione richiederà:
- nuove discussioni,
- eventuali emendamenti,
- un voto finale,
- la conseguente pubblicazione e applicazione.
Per migliaia di saharawi nati sotto amministrazione spagnola, si riapre la possibilità di ottenere un riconoscimento giuridico a lungo atteso, mentre il dibattito politico resta intenso e profondamente intrecciato con la questione della decolonizzazione del Sahara Occidentale.
