Il popolo sahrawi continua la sua lotta per l'indipendenza e continua a raccogliere più sostegno per la sua giusta causa. Il popolo saharawi a celebrato domenica 27 febbraio il 46° anniversario dell'istituzione della Repubblica Araba Saharawi Democratica ( RASD), con altrettanta determinazione nel raggiungere il proprio obiettivo.
Il 27 febbraio 1976 iniziò il processo di costruzione dello Stato Saharawi, quando il Fronte Polisario decise di proclamare la nascita della RASD dopo il ritiro del colonizzatore spagnolo in seguito allafirma degli Accordi di Madrid il 14 novembre 1975.
Nonostante il disprezzo dell'occupante marocchino nei confronti dei Saharawi e i suoi tentativi di ostacolare gli sforzi internazionali per la decolonizzazione dell'ultima colonia in Africa.
Il popolo Saharawi è rimasto, nel corso degli anni, impegnato per la sua giusta causa, continuando la sua lotta per il recupero del suo diritto inalienabile all'autodeterminazione.
La RASD ha condotto, sin dal suo inizio, "battaglie" a tutti i livelli per ottenere l'indipendenza e porre fine al saccheggio delle sue ricchezze da parte dei Makhzen, dispiegando così immensi sforzi diplomatici per far sentire la voce del suo popolo in tutto il mondo, con il risultato di clamorose vittorie a livello diplomatico e legale.
La più recente di queste vittorie è stata la partecipazione della RASD, rappresentata dal suo presidente Brahim Gali, al 6° Summit Unione Africana (UA)-Unione Europea (UE), svoltosi recentemente a Bruxelles, consacrando la RASD come una realtà inevitabile nonostante delle dichiarazioni fallaci e delle manovre dell'occupante marocchino.
Sul lato giuridico, la decisione della Corte dell'Unione Europea (UE) dello scorso settembre, che ha annullato i due accordi di pesca e agricoltura Marocco-UE, si è estesa al Sahara occidentale occupato. Una tale decisione richiede che "il popolo sahrawi, sovrano sulle sue ricchezze, debba essere consultato prima di qualsiasi transazione economica", attraverso il suo unico legittimo rappresentante, il Fronte Polisario.
Una decisione che rafforza la sentenza emessa nel 2016 dalla Corte di giustizia dell'Unione europea (CGUE), che afferma che gli accordi di associazione UE-marocchino non si applicano al Sahara occidentale, insistendo sullo status "separato" e "distinto" di questo territorio, incluso nell'elenco delle Nazioni Unite dei territori non autonomi.
Con una mossa altrettanto importante, il Congresso degli Stati Uniti ha deciso di limitare gli aiuti e i finanziamenti militari al Marocco se il Regno non si fosse impegnato a "trovare una soluzione politica reciprocamente accettabile nel Sahara occidentale.
I campi profughi sahrawi hanno ricevuto di recente la visita del viceministro degli Affari esteri dell'Honduras, Torres Zelaya Gerardo José Antonio, che ha riaffermato la solidarietà del suo Paese con il popolo sahrawi e la sua giusta causa, oltre alla visita del Presidente della la Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (IFRC), Francesco Rocca, che ha chiesto di sensibilizzare la comunità internazionale sulla situazione umanitaria dei rifugiati.
Sono stati inoltre organizzati numerosi forum ed eventi con la partecipazione di delegazioni di diversi paesi e varie affiliazioni in solidarietà con il popolo Saharawi.
Diverse attività organizzate anche da partiti politici e organizzazioni per i diritti umani che si tengono quasi ogni mese in tutto il mondo per evidenziare il diritto del popolo saharawi all'autodeterminazione e allertare le autorità locali sulla necessità di rispettare il diritto internazionale attraverso l'organizzazione di un referendum sull'autodeterminazione.
Le manifestazioni di massa osservate in molte capitali e grandi città, tra cui Spagna, Germania, Italia, Australia e Austria, sono un'altra forma di solidarietà con il popolo saharawi per consentirgli di esercitare la sua sovranità sui suoi territori e sulle sue risorse naturali.