Madrid, 4 dicembre 2025 – Il Fronte Polisario presenterà nel mese di dicembre un nuovo ricorso contro l’accordo commerciale tra l’Unione Europea e il Marocco relativo ai prodotti agricoli provenienti dal Sahara Occidentale. Lo ha annunciato Oubi Bouchraya, consigliere speciale del Segretario generale del Polisario per le risorse naturali e gli affari giuridici, in un’intervista al quotidiano spagnolo El Independiente.
Secondo il funzionario saharawi, il ricorso sarà depositato dinanzi al Tribunale Generale dell’Unione Europea, la prima istanza giurisdizionale competente. L’obiettivo è contestare la firma dell’accordo nella sua forma provvisoria, con l’impegno a impugnare anche l’eventuale versione definitiva qualora venisse ratificata dagli Stati membri e dal Parlamento europeo.
Una dinamica politica favorevole al Polisario:
Bouchraya si dice fiducioso che l’accordo possa cadere anche senza dover attendere una nuova sentenza dei giudici europei. La recente evoluzione politica al Parlamento europeo – osserva – ha infatti mostrato un cambiamento significativo.
Nella plenaria del 26 novembre, la maggioranza dei deputati (359 voti) ha sostenuto l’obiezione contro la controversa etichettatura dei prodotti saharawi come “marocchini”, nonostante la misura non sia stata formalmente respinta per un solo voto. Secondo Bouchraya, questo risultato contrasta nettamente con il precedente voto del gennaio 2019, quando l’accordo simile fu approvato con una maggioranza di 444 voti.
«L’equilibrio è completamente cambiato», afferma. «La Commissione Agricoltura ha respinto l’etichettatura all’unanimità, e ora il vento soffia dalla nostra parte».
Richiesta di parere alla Corte di giustizia dell’UE:
Parallelamente, il Parlamento europeo e la sua Commissione per il Commercio internazionale stanno avviando una procedura per richiedere un parere consultivo della Corte di giustizia dell’UE, al fine di verificare se il nuovo accordo sia compatibile con le sentenze del 4 ottobre 2024, che avevano annullato gli accordi UE–Marocco per l’assenza del consenso del popolo saharawi.
«Siamo di fronte a una chiara e flagrante violazione delle decisioni della CGUE», denuncia Bouchraya.
Negoziati irregolari e privi di autorizzazione:
Il consigliere giuridico evidenzia inoltre gravi irregolarità nella procedura adottata dalla Commissione europea:
- Mancanza di mandato negoziale
La Commissione – spiega – avrebbe negoziato per mesi con il Marocco senza alcuna autorizzazione del Consiglio. Il via libera è arrivato il 10 settembre, e l’accordo è stato finalizzato appena cinque giorni dopo: un tempo inspiegabilmente breve per un negoziato di tale portata.
- Scelta della “procedura espressa”
Per ottenere l’autorizzazione a firmare l’accordo, la Commissione ha utilizzato un voto scritto e senza dibattito, una modalità che secondo il Polisario limita la trasparenza e la responsabilità politica.
- Applicazione provvisoria contestata
Tale applicazione, osserva Bouchraya, «esclude completamente il Parlamento europeo e ignora il diritto del popolo saharawi all’autodeterminazione, il cui consenso è giuridicamente indispensabile».
La votazione finale dell’Europarlamento sulla ratifica è prevista «nei primi tre mesi del 2026», altra tappa in cui il Polisario tenterà di bloccare l’accordo.
Accordo di pesca UE–Marocco: “Violazione ancora più grave”
Interrogato sul nuovo accordo di pesca che Bruxelles intende negoziare con Rabat, Bouchraya avverte che si tratterebbe di una violazione ancor più evidente del diritto internazionale. La Corte di giustizia ha infatti già annullato l’accordo precedente con effetto immediato.
«In questo caso, è l’UE stessa a sfruttare direttamente le risorse saharawi», spiega. «Ciò rafforza l’occupazione economica e addirittura la colonizzazione demografica del territorio».
Secondo le stime del Polisario, gli accordi con il Marocco comportano perdite per circa 800 milioni di euro all’anno per il popolo saharawi.
Verso nuove azioni legali contro le aziende europee:
Bouchraya ha infine rivelato che il Polisario sta preparando nuovi casi legali contro alcune imprese europee che continuano a operare nel Sahara Occidentale, nonostante le sentenze europee che ne vietano l’attività.
«Dopo la decisione della CGUE, le aziende europee non hanno più alcuna base giuridica per operare nel territorio. Stiamo lavorando per denunciarle e fare progressi anche su questo fronte», ha concluso.
