Campi profughi saharawi, 8 luglio 2025 – In uno dei luoghi più inospitali del pianeta, dove il termometro sfiora i 50 gradi d’estate e la sabbia domina l’orizzonte, è avvenuto un piccolo miracolo. Tra le tende e le case di mattoni crudi che ospitano oltre 175.000 rifugiati saharawi, sono apparse delle vere e proprie oasi: piscine portatili, donate e installate da un'azienda spagnola. Un’iniziativa semplice, ma capace di regalare momenti di felicità a una popolazione dimenticata dalla comunità internazionale.
A rendere possibile questa straordinaria parentesi di gioia è stata Fluidra, multinazionale catalana leader mondiale nelle attrezzature per piscine, attraverso la sua fondazione e il programma sociale “Create a Pool”. Dal 2021, Fluidra si è impegnata a portare piscine fuori terra in aree vulnerabili del pianeta. Dal 2023, tra i beneficiari di questo progetto sono entrati anche i campi profughi saharawi, situati nella regione desertica di Hamada, in Algeria.
“Ciò che mi ha commosso di più – racconta Xavier Servat, vicepresidente della Fondazione Fluidra – è stato vedere un bambino piangere la prima volta che ha toccato l'acqua. In un luogo dove l’acqua è un bene rarissimo, una piscina può sembrare un sogno irrealizzabile. Ma è proprio questa la nostra missione: regalare un momento di gioia in una vita segnata dalla sofferenza.”
Una goccia di felicità in un mare di sabbia:
La prima piscina è stata installata nel campo della provincia di Laayoune nel 2023, seguita da una seconda a Dakhla nel 2024. Una terza, originariamente destinata ad Awsard, è stata trasferita a Boujador per via della scarsità d’acqua. L’obiettivo è quello di raggiungere almeno cinque installazioni, gestite con il supporto dell’associazione giovanile Youth Active Sahrawi.
“Non vogliamo insegnare a nuotare – precisa Servat – vogliamo solo offrire un momento di respiro, un rifugio dal caldo insopportabile, un’opportunità di essere semplicemente bambini.”
In un contesto dove l’acqua è trasportata con autocisterne, il cibo arriva quasi esclusivamente dagli aiuti umanitari e il tasso di malnutrizione cronica colpisce un bambino su tre, anche un gesto simbolico come l’installazione di una piscina diventa un atto di profonda umanità.
Una vacanza che molti non avranno mai:
Tradizionalmente, ogni estate migliaia di bambini saharawi partono per il programma "Vacanze in Pace", che consente loro di soggiornare temporaneamente presso famiglie spagnole. Tuttavia, il numero dei partecipanti è in calo: nel 2025 saranno circa 3.000 i bambini che arriveranno in Spagna, mentre moltissimi altri resteranno nei campi.
“Molti bambini non sanno neppure cosa sia una piscina”, spiega Ahmedna Mubarak, responsabile del progetto nei campi. “Ecco perché portare l’acqua tra la sabbia significa anche portare dignità, speranza e normalità.”
Un simbolo di solidarietà concreta:
La presenza delle piscine nei campi profughi saharawi è molto più che un diversivo: è un gesto concreto di solidarietà internazionale, una risposta simbolica ma potente all’abbandono in cui versa questo popolo da decenni. Dopo 50 anni di esilio, senza una soluzione politica in vista, ogni atto di umanità conta.
In un deserto che sembra eterno, le piscine “Made in Spain” sono diventate piccole oasi di felicità temporanea, ma capaci di lasciare un’impronta profonda nel cuore di chi non ha mai potuto vivere un’infanzia normale.
“Portare una piscina nel deserto – conclude Servat – è molto più difficile di quanto sembri. Ma il sorriso dei bambini ripaga ogni sforzo.”
