Madrid (Spagna), 25 gennaio 2025 - Un reportage sconvolgente getta luce sulla realtà nascosta dietro la facciata turistica della città di Dakhla, nel Sahara Occidentale occupato. Il giornalista di Público, José Carmona, dopo essere stato arrestato ed espulso dalle autorità marocchine insieme a due attivisti spagnoli, ha pubblicato un articolo intitolato "Turismo in un paese occupato: Dakhla, città di villeggiatura e sotto la repressione marocchina", denunciando la sistematica oppressione subita dalla popolazione saharawi.
Carmona e gli attivisti si erano recati nei territori occupati per documentare la situazione del popolo Saharawi. Il resoconto del giornalista, frutto delle testimonianze raccolte durante la sua breve permanenza, dipinge un quadro inquietante di violenza e controllo esercitato dal regime marocchino.
L'articolo smaschera la strategia del Marocco di promuovere Dakhla come meta turistica idilliaca, con resort, spiagge e sport acquatici, attirando turisti europei con voli low-cost e pacchetti vacanza allettanti. Dietro questa patina di apparente normalità, si cela una città sotto stretta sorveglianza militare, dove sparizioni, torture e detenzioni arbitrarie sono una tragica realtà per i Saharawi.
Una delle testimonianze più toccanti raccolte da Carmona è quella di un giovane saharawi il cui fratello è scomparso due anni fa. "Deve essere morto", afferma il giovane, sottolineando come le autorità marocchine neghino sistematicamente la detenzione di attivisti saharawi, inventando pretesti per giustificarne la persecuzione.
Il Turismo come Strumento di Legittimazione dell'Occupazione:
L'articolo include anche le dichiarazioni di Sergio García Torres, membro del CEAS, anch'egli espulso dalle autorità marocchine e parte del gruppo che accompagnava Carmona. García Torres denuncia l'uso del turismo da parte del Marocco come una vera e propria strategia di "riciclaggio" per consolidare il controllo sul Sahara Occidentale.
"Il regime marocchino cerca di trasformare un territorio occupato in una destinazione da sogno, occultando la repressione che abbiamo visto con i nostri occhi", spiega García Torres. Egli sottolinea come questa strategia, in aperta violazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite, miri a legittimare l'occupazione agli occhi della comunità internazionale attraverso investimenti economici e appropriazione culturale.
Complicità Internazionale e Silenzio della Spagna:
Carmona punta il dito anche contro la passività della comunità internazionale, inclusa la Spagna, che evita di prendere una posizione ferma contro l'occupazione marocchina del Sahara Occidentale. Questa inerzia internazionale permette al Marocco di proseguire indisturbato nella sua politica di repressione e di sfruttamento delle risorse del territorio.
Il reportage di Carmona ricorda al mondo la situazione del Sahara Occidentale, uno dei territori più militarizzati e controllati del pianeta. Mentre il Marocco si sforza di trasformare Dakhla in una sorta di Benidorm africana, i Saharawi continuano a lottare per il loro diritto all'autodeterminazione, rischiando la libertà e la vita.
Questo caso riapre il dibattito sulla responsabilità delle imprese private e dei turisti di fronte a un conflitto irrisolto da oltre 50 anni, un conflitto che vede la repressione nei territori occupati intensificarsi sotto la facciata del turismo. Un turismo che, per molti, ha un costo umano inaccettabile e rappresenta una grave violazione del diritto internazionale.