Almería, 31 dicembre 2025 – I produttori ortofrutticoli della provincia spagnola di Almería lanciano un duro atto d’accusa contro la Commissione Europea, denunciando la violazione delle sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) nell’ambito del nuovo accordo commerciale con il Marocco, che include prodotti provenienti dal Sahara Occidentale occupato.
A farsi portavoce della protesta è l’Associazione delle Organizzazioni di Produttori Ortofrutticoli di Almería (COEXPHAL), che accusa Bruxelles di aver privilegiato interessi politici ed economici a scapito del diritto europeo e internazionale. L’organizzazione ha chiesto formalmente al Parlamento europeo di respingere l’accordo nella sua interezza.
Etichettatura “ingannevole” e violazione del diritto UE:
Secondo quanto riportato dai media locali, COEXPHAL ha espresso una «profonda sorpresa» per il sostegno offerto da diversi eurodeputati spagnoli alla commercializzazione di prodotti provenienti dal Sahara Occidentale sotto un’etichetta che li identifica come marocchini. Una pratica che, secondo l’associazione, risulta fuorviante per i consumatori e in aperto contrasto con le normative europee e con le sentenze della CGUE.
Le decisioni della Corte hanno infatti stabilito in modo inequivocabile che Marocco e Sahara Occidentale sono territori distinti e separati, e che qualsiasi accordo che includa risorse del Sahara Occidentale deve ottenere il consenso del popolo saharawi.
Una scelta politica che ignora la Corte di Giustizia:
COEXPHAL denuncia inoltre il tempismo politico della decisione europea, adottata prima della pronuncia attesa della CGUE del 4 ottobre 2024, sottolineando come la Commissione abbia scelto di anticipare i giudici, ignorando deliberatamente il quadro giuridico vigente.
L’associazione ha espresso rammarico anche per l’esito del voto del Parlamento europeo sulle due obiezioni presentate contro l’inclusione dei prodotti saharawi nel regime commerciale marocchino. Tali obiezioni miravano a bloccare un emendamento della Commissione, ritenuto in violazione delle norme UE sull’etichettatura alimentare.
Una risoluzione bloccata per un solo voto:
Nel corso del mese precedente, la maggioranza del Parlamento europeo aveva respinto la normativa sull’etichettatura dei prodotti provenienti dal Sahara Occidentale. Tuttavia, la risoluzione è stata bloccata per un solo voto, consentendo la permanenza di disposizioni che COEXPHAL definisce «illegali e profondamente dannose».
Secondo l’organizzazione, le obiezioni presentate avevano l’obiettivo di costringere la Commissione europea a ritirare l’emendamento, poiché incompatibile non solo con il diritto dei consumatori europei all’informazione corretta, ma anche con due sentenze vincolanti della CGUE.
Critiche dirette agli eurodeputati spagnoli:
Il direttore generale di COEXPHAL, Luis Miguel Fernández, ha espresso forte disappunto per la posizione assunta da parte della rappresentanza spagnola al Parlamento europeo.
«È incomprensibile che deputati spagnoli possano sostenere, con il voto contrario o l’astensione, un’etichetta ingannevole per i prodotti ortofrutticoli del Sahara Occidentale», ha dichiarato Fernández.
Il dirigente ha inoltre denunciato la profonda divisione interna tra gli eurodeputati spagnoli su una questione che incide direttamente su un settore strategico come quello agricolo, senza affrontare seriamente la concorrenza sleale del Marocco, che – secondo COEXPHAL – si è aggravata negli ultimi anni.
Appello finale: respingere l’accordo UE-Marocco
Per i produttori di Almería, l’unica via d’uscita resta il rigetto totale dell’emendamento all’accordo tra Unione Europea e Marocco da parte del Parlamento europeo. Un passo necessario, sostengono, per correggere un «grave errore» della Commissione europea, accusata di aver ignorato apertamente due sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
COEXPHAL conclude avvertendo che il mantenimento dell’accordo non solo mina lo stato di diritto nell’UE, ma danneggia il settore agricolo europeo e contribuisce a legittimare una situazione di occupazione contraria al diritto internazionale.
