Parigi, 8 agosto 2025 – Il Centro di Analisi del Sahara Occidentale (CASO) ha annunciato l'intenzione di intentare una causa in Francia contro le aziende che operano illegalmente nel Sahara Occidentale, territorio non autonomo.
In un comunicato, il CASO ha dichiarato che a partire dal 1° gennaio 2026 avvierà azioni legali presso i tribunali francesi contro qualsiasi azienda o entità economica che abbia contribuito, direttamente o indirettamente, allo sfruttamento delle risorse naturali del Sahara Occidentale. Questa azione si basa sulla premessa che tale sfruttamento avviene senza il libero e diretto consenso del popolo Saharawi, come stabilito dalle Nazioni Unite.
Questa decisione arriva dopo la sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea (CGUE) del 4 ottobre 2024. In quella sentenza, la Corte ha ufficialmente stabilito che gli accordi tra l'Unione Europea e il Marocco non possono essere applicati al Sahara Occidentale senza il consenso del suo popolo.
La CGUE ha annullato due accordi commerciali del 2019 tra UE e Marocco (riguardanti pesca e agricoltura) che erano stati estesi illegalmente al Sahara Occidentale. La Corte ha concluso che tali accordi, privi del consenso del popolo Saharawi, violavano i principi di autodeterminazione e l'effetto relativo dei trattati.
La Corte ha anche ribadito che il Fronte Polisario ha il diritto di presentare ricorsi ai tribunali dell'UE per difendere gli interessi del popolo Saharawi.
Sulla base di questi sviluppi, il CASO intende denunciare le attività economiche di aziende francesi che sfruttano illegalmente le risorse del Sahara Occidentale, tra cui agricoltura, energia, turismo, pesca e logistica. Le accuse includono pratiche commerciali ingannevoli, violazioni dei diritti dei popoli e complicità in saccheggi, basandosi sul diritto francese, europeo e internazionale.
Per supportare questa iniziativa, il Centro ha annunciato la creazione di una "unità di monitoraggio legale e civico" che collaborerà con avvocati e organizzazioni per i diritti umani per documentare i casi e identificare le responsabilità degli attori economici coinvolti.
Il CASO ha concluso affermando che è necessario ribadire, "come dettano la legge e la coscienza, che nessun beneficio economico può giustificare la violazione del diritto all'autodeterminazione di un popolo colonizzato".
