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Yaguta Mokhtar alla guida Sahrawi Natural Resources Watch: un nuovo impulso per la difesa delle risorse del Sahara Occidentale


Campi profughi saharawi, 20 gennaio 2025Sahrawi Natural Resources Watch (OSRN) ha annunciato la nomina di Yaguta Mokhtar a Coordinatore Generale. Questa nomina rappresenta un passo significativo per rafforzare l'impegno dell'organizzazione nella protezione delle risorse naturali del Sahara Occidentale e nella difesa dei diritti del popolo Sahrawi, in conformità con il diritto internazionale.

Yaguta Mokhtar porta con sé una solida esperienza maturata nell'attivismo della società civile, grazie alla sua partecipazione a diverse organizzazioni nazionali e internazionali. Questa esperienza sarà fondamentale per guidare l'OSRN nelle sue attività di monitoraggio, documentazione e sensibilizzazione.

Fondato nell'aprile 2013 a Rabuni da un gruppo di esperti Sahrawi e difensori dei diritti umani, l'OSRN si dedica alla tutela dei diritti economici del popolo Sahrawi. La sua missione principale è monitorare e documentare lo sfruttamento delle risorse naturali del Sahara Occidentale da parte del Marocco, valutandone al contempo l'impatto ambientale.

Nel corso degli anni, l'OSRN ha pubblicato numerosi rapporti e dichiarazioni che denunciano il saccheggio delle risorse naturali del Sahara Occidentale da parte del Marocco e di soggetti europei. L'organizzazione ha inoltre partecipato a diverse iniziative a livello nazionale e internazionale per sensibilizzare l'opinione pubblica su questa problematica.

Negli ultimi anni, l'attenzione dell'OSRN si è concentrata in particolare sul monitoraggio dello sfruttamento delle risorse energetiche rinnovabili da parte del Marocco. L'uso di progetti di "energia verde" nei territori occupati da parte del Marocco viene interpretato come una strategia di "greenwashing", volta a legittimare l'occupazione militare illegale. Questi progetti, che rappresentano quasi la metà delle iniziative di energia verde intraprese dal Marocco, coinvolgono numerose multinazionali e Stati, che vengono così implicitamente coinvolti nell'agenda coloniale marocchina nel Sahara Occidentale.

Il Sahara Occidentale è un territorio ricco di risorse naturali, tra cui spicca il fosfato. La miniera di Bou Craa, scoperta nel 1947, è una delle più grandi al mondo e permette al Marocco di esercitare un controllo significativo sul commercio globale di questo materiale cruciale per l'agricoltura e diverse altre industrie. Le stime sulle riserve variano da 2 miliardi di tonnellate (secondo fonti marocchine) a 10 miliardi di tonnellate (pari al 28,5% delle riserve globali), con un livello di purezza del 72-75%, nettamente superiore a quello del fosfato estratto nella regione marocchina di Khouribga. La vicinanza della miniera all'Oceano Atlantico ne agevola inoltre l'esportazione.

Oltre al fosfato, studi geologici indicano la presenza di promettenti riserve di petrolio e gas, in particolare nei bacini sedimentari di Aaiun-Tarfaya e mauritano-senegalese. Sono stati inoltre scoperti altri minerali, come il ferro (con riserve stimate in 4,6 miliardi di tonnellate e concentrazioni metalliche tra il 38% e il 65%), titanio e vanadio, elementi preziosi per l'industria aerospaziale ed elettronica.

Anche le risorse marine del Sahara Occidentale sono oggetto di intenso sfruttamento da parte del Marocco, con il sostegno di diversi paesi europei e asiatici, nonostante lo status giuridico del territorio come occupato militarmente. Tale sfruttamento viola il diritto internazionale, che proibisce alla potenza occupante di sfruttare le risorse del territorio occupato. La costa saharawi, una delle zone più pescose al mondo con oltre 200 specie marine (tra cui sardine e polpi), rappresenta una risorsa economica fondamentale. Aziende marocchine ed europee sfruttano queste risorse attraverso controversi accordi di pesca, come gli accordi di partenariato Marocco-UE, che includono illegalmente le acque territoriali del Sahara Occidentale, come stabilito da sentenze della Corte di Giustizia Europea. Le centinaia di migliaia di tonnellate di risorse marine sfruttate ogni anno impoveriscono l'ecosistema e privano il popolo Saharawi del diritto di beneficiare delle proprie risorse.

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