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La gaffe di Netanyahu e le tensioni con Rabat: lo scontro diplomatico sul Sahara Occidentale

Sahara occidentale, 6 settembre 2024 - In una conferenza stampa tenutasi mercoledì 4 settembre, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha nuovamente mostrato una mappa del Marocco che includeva i territori occupati della Repubblica Saharawi, ma ha commesso un errore diplomatico mantenendo la denominazione "Western Sahara" (Sahara occidentale). Questo termine ha offeso le autorità marocchine, che si riferiscono sempre a quei territori occupati illegalmente come "Sahara marocchino".

La denominazione "Sahara Occidentale" è quella utilizzata da organizzazioni internazionali come l'ONU, l'Unione Africana e l'Unione Europea, che non riconoscono la sovranità del Marocco su quest'area e la considerano un territorio non autonomo in attesa di decolonizzazione.

Questo passo falso non è stato il primo: in un’altra intervista recente, Netanyahu aveva mostrato una mappa che separava il Marocco dal Sahara occidentale, un gesto che aveva suscitato la collera dei sostenitori dell'occupazione marocchina. Sebbene il primo ministro israeliano abbia poi dichiarato che si trattava di un "errore tecnico", l’incidente arriva in un momento delicato per le relazioni bilaterali tra Marocco e Israele, già messe a dura prova dagli sviluppi recenti.

Dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre e la successiva risposta militare israeliana, la normalizzazione dei rapporti tra i due paesi sembra infatti incrinarsi. Questo cambiamento è visibile attraverso diversi segnali, tra cui la reazione marocchina alle dichiarazioni di Netanyahu. Il portavoce del Ministero degli Affari Esteri israeliano, Hassan Kaabia, ha tentato di placare la situazione con una rettifica ufficiale, dichiarando tramite il suo account su X (precedentemente Twitter): «Ci scusiamo per questo errore tecnico. Israele e il Marocco sono fratelli e non rinunceremo al riconoscimento storico dell'identità marocchina del Sahara».

Tuttavia, la situazione non sembra semplice. I massacri perpetrati dall’esercito israeliano contro i palestinesi, per cui Netanyahu è sotto indagine presso la Corte Internazionale di Giustizia per genocidio, stanno minando gli Accordi di Abramo, che avevano aperto una timida strada verso la normalizzazione tra Israele e alcune monarchie arabe. Questi accordi, un tempo considerati una pietra miliare diplomatica, oggi appaiono come un peso inasprito dalle tensioni regionali.

Per quanto riguarda il Marocco, la situazione sembrava stabile fino a poco tempo fa. Rabat aveva formalizzato le relazioni con Tel Aviv appena tre mesi dopo l’inizio del conflitto nel Sahara Occidentale, arrivando perfino a interrompere i rapporti con l’Iran per compiacere Israele. Tuttavia, con il congelamento del sostegno diplomatico statunitense, Rabat si trova a navigare controcorrente, cercando disperatamente un equilibrio tra la volontà popolare e l’obiettivo di ottenere una vittoria definitiva nella questione saharawi.

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