Il 17 giugno 2024, il popolo sahrawi celebra il cinquantaquattroesimo anniversario della rivolta di Zamla, un evento cruciale nella sua lotta per la liberazione dal dominio coloniale spagnolo. Questa rivolta, scoppiata il 17 giugno 1970, segnò un punto di svolta nella storia del Sahara Occidentale, rappresentando il primo atto di resistenza organizzata contro l'occupazione spagnola e gettando le basi per la fondazione del Fronte Polisario.
Le radici della rivolta:
Nel 1970, il regime spagnolo tentava di annettere illegalmente il Sahara Occidentale, negando al suo popolo il diritto all'autodeterminazione. Di fronte a questa oppressione, il movimento di liberazione sahrawi, guidato da Mohamed Sidi Brahim Bassiri, decise di non rimanere in silenzio.
Il 17 giugno, in occasione delle celebrazioni ufficiali spagnole a Laayoune, i sahrawi organizzarono una manifestazione pacifica per rivendicare la propria indipendenza. Bassiri, alla guida del movimento, presentò alle autorità spagnole un memorandum contenente le richieste del popolo sahrawi.
La risposta spagnola e l'escalation della violenza:
Le autorità spagnole, invece di dialogare, reagirono con la repressione. Gli spagnoli aprirono il fuoco sui manifestanti disarmati, causando numerosi feriti e arrestati. Bassiri fu catturato e incarcerato, venendo poi segretamente giustiziato il 29 luglio 1970.
Nonostante la brutale repressione, la rivolta di Zamla non fu vana. Essa accese la fiamma della resistenza nel cuore del popolo sahrawi e diede impulso alla lotta per la liberazione. La memoria di Bassiri e dei suoi compagni continua a ispirare le generazioni future nella loro ricerca di libertà e giustizia.
L'eredità di Zamla:
La rivolta di Zamla rappresenta un simbolo indelebile della lotta del popolo sahrawi per l'autodeterminazione. Essa ha dimostrato al mondo la determinazione di questo popolo nel difendere i propri diritti e la propria identità.
Ancora oggi, dopo oltre cinquant'anni, la rivolta di Zamla continua a ispirare movimenti di liberazione in tutto il mondo. La sua eredità è un monito per tutti coloro che combattono contro l'oppressione e per la costruzione di un mondo più giusto e libero.
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