Campi profughi saharawi, 19 giugno 2025 – In occasione della Giornata nazionale degli scomparsi saharawi il 18 giugno, il Comitato Nazionale Saharawi per i Diritti Umani ha rinnovato il proprio appello per un’indagine internazionale indipendente sull’uccisione e la tortura di civili saharawi durante la rivolta pacifica di Zemla del 17 giugno 1970, repressa brutalmente dalle autorità coloniali spagnole. L'organismo chiede inoltre alla Spagna di assumersi le proprie responsabilità storiche e giuridiche, in particolare sul caso ancora irrisolto di Mohamed Sidi Ibrahim Bassiri, figura simbolo della resistenza non violenta saharawi, scomparso il 18 giugno 1970 dopo essere stato arrestato.
In una dichiarazione ufficiale, il Comitato ha denunciato “il silenzio vergognoso” dello Stato spagnolo, accusandolo di “aver tradito il popolo saharawi e di aver cospirato contro il suo diritto alla liberazione”. Le élite politiche spagnole – afferma la nota – “non riusciranno a coprire il sole della verità con un setaccio”, sottolineando che i crimini commessi non saranno dimenticati, né resteranno impuniti.
Il 18 giugno è un giorno simbolico per il popolo saharawi: una data di memoria e rivendicazione. È infatti in coincidenza con l’anniversario della rivolta di Zemla che si commemora la Giornata nazionale dei desaparecidos, come forma di solidarietà con le famiglie delle vittime della sparizione forzata. Questo crimine, riconosciuto dal diritto internazionale umanitario e dai trattati sui diritti umani, è definito crimine contro l’umanità nella Dichiarazione ONU del 1992 e nella Convenzione Internazionale del 2007 sulla protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate.
Il Comitato ha ricordato che Mohamed Bassiri non ha mai commesso violenza: la sua unica “colpa” è stata quella di credere nel diritto del suo popolo alla libertà e di promuovere una resistenza pacifica. Il suo arresto e la sua scomparsa, mai chiariti, rappresentano una ferita aperta nella coscienza storica saharawi. Per questo, il Comitato ha rilanciato la campagna internazionale “Che fine ha fatto Bassiri?”, chiedendo che la Spagna apra finalmente un’indagine trasparente e renda pubblica tutta la verità su quel tragico episodio.
Oltre a denunciare i crimini del passato coloniale spagnolo, il Comitato ha anche condannato con fermezza la politica repressiva dello Stato di occupazione marocchino, accusandolo di “aver proseguito e aggravato” la spirale di violenza contro il popolo saharawi. Le autorità marocchine – si legge nel comunicato – hanno perseguito per decenni una strategia sistematica di torture, sparizioni forzate, arresti arbitrari, esecuzioni extragiudiziali, confische di beni, deportazioni e repressione delle libertà fondamentali.
Secondo il Comitato, centinaia di civili saharawi risultano ancora dispersi, con famiglie che da anni attendono notizie dei loro cari. Molti di loro sarebbero stati detenuti in centri segreti per oltre 15 anni, senza processo né riconoscimento. L’organismo saharawi ha chiesto un intervento urgente da parte della comunità internazionale, affinché si eserciti pressione sul Marocco per porre fine a queste pratiche e rilasciare immediatamente e senza condizioni tutti i prigionieri politici saharawi, tra cui il gruppo di Gdeim Izik, studenti e giornalisti incarcerati.
Il Comitato ha inoltre accusato il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) di inazione, denunciando il “sospetto silenzio” dell’organizzazione umanitaria di fronte alle gravi violazioni commesse nei territori occupati del Sahara Occidentale. Ha invitato il CICR ad adempiere pienamente al suo mandato previsto dalla Quarta Convenzione di Ginevra, che impone la protezione dei civili in zone di conflitto.
Infine, la dichiarazione si conclude con un triplice appello:
- Alla Spagna, affinché riconosca la propria responsabilità storica, apra un’inchiesta sulla scomparsa di Bassiri e collabori alla ricerca della verità sui crimini commessi durante e dopo la colonizzazione.
- Alla comunità internazionale, affinché imponga al Marocco il rispetto del diritto internazionale, il rilascio dei detenuti politici e la fine della repressione nei territori occupati.
- Alle organizzazioni umanitarie e per i diritti umani, affinché intensifichino le pressioni per l’apertura del Sahara Occidentale agli osservatori indipendenti, ai media internazionali e alle delegazioni parlamentari.
In questo 55° anniversario della sparizione di Mohamed Bassiri, il popolo saharawi riafferma il proprio impegno per la verità, la giustizia e la libertà. Nessun crimine sarà dimenticato, nessuna responsabilità sarà elusa.
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