Nel corso del suo intervento alla 58ª sessione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra, iniziata il 24 febbraio e destinata a protrarsi fino al 4 aprile, Elghalia ha esposto con forza come "le autorità marocchine stiano sfruttando questa tecnologia avanzata per perpetrare violazioni sistematiche dei diritti dei difensori dei diritti umani, limitando in modo draconiano le libertà fondamentali. In particolare, le donne sono bersaglio di campagne di diffamazione e intimidazione orchestrate con meticolosità".
L'attivista saharawi ha sottolineato che questo attacco "non è un episodio isolato, ma si inserisce in un modello più ampio e inquietante, volto a soffocare ogni voce libera e dissenziente".
Elghalia ha rivolto un appello diretto al Relatore speciale sul diritto alla privacy, sollecitando l'apertura di un'indagine approfondita e indipendente sull'uso di Pegasus nel Sahara Occidentale occupato e in altre regioni, evidenziando come l'impiego di spyware per sorvegliare gli oppositori politici costituisca "una grave e inaccettabile violazione del diritto internazionale".
Concludendo il suo intervento, Elghalia Djimi ha esortato la comunità internazionale, incluse le organizzazioni della società civile in Europa e America, nonché l'Unione Africana, ad adottare misure "urgenti e concrete" per proteggere il diritto alla privacy e alla libertà di espressione, e per porre fine alle "pratiche repressive" che minacciano l'incolumità e l'operato dei difensori dei diritti umani nel Sahara Occidentale occupato.