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Vittoria per i diritti umani: Mohamed Dihani definitivamente fuori dalla blacklist di Schengen


Roma, 25 gennaio 2025 - Il 21 gennaio 2025, la Corte Suprema di Cassazione ha posto la parola fine a una lunga vicenda giudiziaria, pronunciandosi sul ricorso presentato dal Ministero dell’Interno e dal Garante per la protezione dei dati personali contro la sentenza del Tribunale di Roma del 2023. Questa sentenza aveva riconosciuto il diritto del difensore dei diritti umani del Sahara Occidentale, Mohamed Dihani, di accedere ai propri dati personali presenti nel Sistema di Informazione Schengen di seconda generazione (SIS II) e di ottenerne la cancellazione. La Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione del Tribunale di Roma e sancendo una vittoria significativa per i diritti umani.

Il Procuratore Generale aveva precedentemente richiesto il rigetto del ricorso dell’Avvocatura dello Stato, sostenendo la legittimità della decisione del Tribunale di Roma che aveva dichiarato illegittima la segnalazione di Dihani nel SIS II. La Procura aveva sottolineato la necessità di un controllo giudiziario sul trattamento dei dati, anche in contesti di sicurezza nazionale, e l'infondatezza delle argomentazioni del Ministero, ribadendo l'importanza dei diritti di accesso, rettifica e cancellazione dei dati personali.

La segnalazione di Dihani nella blacklist del SIS II ha avuto gravi conseguenze sulla sua vita e sui suoi diritti fondamentali. Nel 2018, il consolato italiano a Casablanca gli aveva negato un visto per cure mediche a causa di questa segnalazione. Nel 2022, la sua richiesta di protezione internazionale in Italia era stata ostacolata dalla stessa segnalazione, culminando in un rigetto da parte della Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale di Roma nel maggio 2023, con la motivazione di presunti rischi per la sicurezza nazionale. Nell'ottobre 2023, Dihani era stato anche sottoposto a un controllo di polizia particolarmente invasivo a Piacenza: gli agenti, basandosi sulla segnalazione nel SIS II, avevano fatto irruzione nel suo albergo in piena notte mentre si trovava in città per partecipare a iniziative di Amnesty International.

Nonostante queste difficoltà, il 16 settembre 2024 il Tribunale civile di Roma aveva riconosciuto a Dihani lo status di rifugiato, contestando la legittimità della segnalazione nel SIS II e dichiarando il Marocco un paese non sicuro per lui. Paradossalmente, un mese dopo, il Ministero dell’Interno aveva presentato ricorso in Cassazione proprio contro la sentenza che riconosceva il diritto di Dihani all’accesso e alla cancellazione dei suoi dati dal SIS II.

La sentenza della Cassazione del 21 gennaio 2025 ha definitivamente chiarito la situazione. Rigettando il ricorso del Ministero dell’Interno e del Garante per la protezione dei dati personali, la Corte ha confermato il diritto di Dihani non solo all’accesso ai dati nel SIS II, ma anche alla loro cancellazione, dichiarandoli illegittimi. La sentenza ribadisce il diritto fondamentale di ogni individuo all’accesso, alla rettifica e alla cancellazione dei dati trattati in modo inesatto o illegittimo, rimettendo la competenza al Garante per la protezione dei dati personali. La Cassazione ha inoltre stabilito che il richiamo a ragioni di sicurezza nazionale, previste dall’articolo 5 del d.lgs 51/2018 (relativo al trattamento dei dati personali da parte delle autorità competenti per finalità di prevenzione e repressione dei reati), non può limitare la tutela di questi diritti. Tali previsioni, infatti, devono essere coordinate con il diritto di accesso alle informazioni e di verifica, anche in sede giudiziaria, della correttezza e liceità del loro trattamento.

“Dopo questa sentenza, che potrebbe avere un importante valore anche per altre persone appartenenti a paesi terzi e che vivono nel territorio italiano, Dihani potrà finalmente accedere e chiedere la cancellazione delle informazioni e dei dati che, fino ad oggi, hanno gettato una lunga ombra sul suo presente e sul suo futuro” ha dichiarato Ilaria Masinara, responsabile Ufficio campagne di Amnesty International Italia. Questa decisione rappresenta un importante precedente per la tutela dei diritti fondamentali e per il controllo sull'utilizzo dei dati personali nei sistemi di sicurezza.

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