Rabat, 9 novembre 2024 - Il Marocco continua a esercitare pressioni su diversi paesi, utilizzando strumenti di ricatto per ottenere il riconoscimento della sua presunta sovranità sul Sahara Occidentale occupato. Tra le strategie adottate, si distingue la condizione imposta all'Unione Europea (UE) di allinearsi alla posizione marocchina in cambio della riapertura delle frontiere doganali con le enclavi spagnole di Ceuta e Melilla, come riportato da fonti di informazione marocchine citate dall’APS.
Le stesse fonti rivelano i dettagli di un nuovo episodio di ricatto diplomatico orchestrato dal Marocco, che rifiuta di aprire le dogane di Ceuta e Melilla, in seguito alla decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE). Quest’ultima ha recentemente annullato gli accordi commerciali sui prodotti agricoli e ittici tra UE e Marocco, poiché conclusi senza il consenso del popolo sahrawi.
Secondo quanto riportato dal quotidiano spagnolo OkDiario, il Marocco non avrebbe intenzione di aprire a breve o medio termine le dogane con le due città autonome spagnole, adducendo "complessità tecniche" che frenerebbero l’attuazione dell’iniziativa. Fonti diplomatiche del Ministero degli Affari Esteri spagnolo confermano che tale ostacolo è direttamente collegato alla recente decisione della CGUE del 4 ottobre 2024, che invalida gli accordi commerciali con Rabat.
In merito, la CGUE ha dichiarato che “gli accordi commerciali UE-Marocco del 2019 relativi ai prodotti della pesca e dell’agricoltura, ai quali il popolo del Sahara Occidentale non ha dato il proprio consenso, violano i principi di autodeterminazione”. La Corte ha sottolineato che il consenso del popolo sahrawi è imprescindibile per la validità di tali accordi, riconoscendo al Fronte Polisario il diritto di rappresentanza legittima e la possibilità di impugnare tali decisioni in tribunale.
Il Marocco, però, sembra ricorrere alla leva del "ricatto" come strumento corrente di politica estera per ottenere vantaggi diplomatici. Oltre a usare il software di sorveglianza “Pegasus” per ottenere informazioni riservate, il Regno ha più volte minacciato di facilitare l’immigrazione clandestina verso la Spagna, come dimostrato dagli eventi dello scorso settembre, quando migliaia di marocchini hanno tentato di attraversare il confine a Fnideq, un chiaro segnale al governo spagnolo.
L'Associazione Marocchina per i Diritti Umani (AMDH) ha denunciato questa "fuga collettiva" di giovani marocchini come un tentativo orchestrato per esercitare pressioni sulla Spagna e l'Europa, richiedendo maggiori finanziamenti per il controllo delle frontiere in cambio della cooperazione contro l’immigrazione irregolare. Secondo AMDH, le modalità di tale migrazione sono state sospettosamente pubblicizzate sui social media, sollevando dubbi sulle reali motivazioni e sui promotori di tali movimenti.
In sintesi, il Marocco continua a perseguire i suoi obiettivi di sovranità sul Sahara Occidentale, ricorrendo a mezzi di pressione su scala internazionale, inclusi ricatti economici, manovre di spionaggio e strumentalizzazione della questione migratoria. Tale strategia va contro la legalità internazionale e il principio di autodeterminazione, sancito dalla risoluzione ONU 1514 del 1960, che riconosce il Sahara Occidentale come territorio in fase di decolonizzazione.