Parigi, 1 dicembre 2025 – La fermezza del fondamento giuridico internazionale e l'incrollabile determinazione del popolo saharawi rappresentano la sua massima forza nella lotta per l'autodeterminazione. È quanto ha sottolineato il Dott. Sidi Mohamed Omar, Rappresentante del Fronte POLISARIO presso le Nazioni Unite e coordinatore presso la MINURSO, durante la sua partecipazione alla 49a Conferenza europea di coordinamento di sostegno al popolo saharawi (EUCOCO), tenutasi a Parigi il 28 e 29 novembre.
Il diplomatico è intervenuto al Panel dedicato alla "Responsabilità delle Nazioni Unite, della Francia e della Spagna", fornendo una chiave di lettura lucida sul ruolo dell'ONU e sulla strategia adottata dal Fronte POLISARIO.
Il Sahara Occidentale: Una questione di decolonizzazione internazionalizzata
Il Dott. Sidi Mohamed Omar ha aperto il suo intervento richiamando l'attenzione sul momento cruciale del 1963, quando il Sahara Occidentale fu riconosciuto dall'Assemblea Generale come Territorio non autonomo.
"L'importanza storica di questo evento è l'internazionalizzazione della questione saharawi e, in questo senso, il riconoscimento della responsabilità internazionale delle Nazioni Unite nei confronti del popolo saharawi in conformità con la risoluzione 1514 (1960) e altre risoluzioni pertinenti."
Il diplomatico ha rimarcato come l'ONU, nonostante i suoi limiti, rimanga il garante dello status internazionale del Sahara Occidentale come questione di decolonizzazione. Questo status è il fondamento del diritto del popolo saharawi all'autodeterminazione, al diritto alla legittima resistenza all'occupazione e alla sovranità permanente sulle proprie risorse naturali.
Strategia marocchina vs. base giuridica internazionale:
In questo contesto, il Rappresentante del POLISARIO ha identificato il principale obiettivo strategico dello Stato occupante, il Marocco: la "de-internazionalizzazione" della questione saharawi. Il tentativo è quello di bypassare il diritto internazionale, sapendo che "né l'occupazione con la forza né la politica del fatto compiuto possono conferirgli la legittimità internazionale che solo l'ONU può garantire".
Gli intensi dibattiti seguiti alla bozza di risoluzione per il rinnovo del mandato della MINURSO a ottobre hanno, a suo dire, dimostrato come lo Stato occupante stia spingendo in maniera aggressiva per portare avanti la sua agenda coloniale.
Le condizioni per una soluzione giusta e duratura:
Riguardo alla recente Risoluzione 2797 (2025) del Consiglio di sicurezza, pur esprimendo riserve legittime del Fronte POLISARIO sui tentativi di discostarsi dalle basi consolidate, il Dott. Omar ha evidenziato le tre condizioni fondamentali ribadite dal Consiglio di sicurezza per una soluzione giusta e duratura:
- La soluzione deve essere coerente con gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite.
- Deve prevedere l'autodeterminazione del popolo del Sahara Occidentale, il che implica che la sua libera e genuina scelta sul futuro politico è il prerequisito per qualsiasi soluzione.
- Deve essere accettabile per il popolo saharawi e per il suo unico e legittimo rappresentante, il Fronte POLISARIO.
Il diplomatico ha però avvertito che, mentre il Marocco persiste nella sua politica aggressiva per consolidare l'occupazione illegale, il Consiglio di sicurezza, sotto l'influenza di potenze come la Francia, continua a favorire lo status quo.
Appello alla Difesa dello status internazionale:
Il Dott. Sidi Mohamed Omar ha concluso riaffermando che la forza della causa saharawi risiede proprio nella solidità della sua base giuridica. Ha quindi sottolineato l'importanza vitale di difendere lo status internazionale del Sahara Occidentale come questione di decolonizzazione, sia all'interno che all'esterno delle Nazioni Unite, includendo le istituzioni che tutelano il diritto internazionale a livello regionale e internazionale.
Infine, il diplomatico ha ribadito la disponibilità del Fronte POLISARIO a impegnarsi in modo costruttivo nel processo di pace guidato dalle Nazioni Unite, citando la presentazione di una Proposta ampliata. Questa proposta, definita un'offerta generosa, testimonia la volontà di "condividere i costi della pace" con l'altra parte, auspicando che anche quest'ultima dimostri la volontà politica necessaria per raggiungere una soluzione pacifica che garantisca l'autodeterminazione e ripristini la sicurezza nella regione.
