Sahara occidentale, 5 marzo 2025 - L'Osservatorio per la protezione dei difensori dei diritti umani ha espresso una ferma condanna nei confronti delle molestie, della sorveglianza e delle restrizioni imposte dalle forze di occupazione marocchine ai difensori dei diritti umani nel Sahara Occidentale occupato. In una dichiarazione ufficiale, l'organizzazione ha lanciato un appello al Marocco affinché ponga fine alla repressione nei confronti di coloro che denunciano le violazioni dei diritti umani.
Un Appello Internazionale per la Protezione degli Attivisti:
L'Osservatorio, in collaborazione con l'Organizzazione mondiale contro la tortura (OMCT) e la Federazione internazionale per i diritti umani (FIDH), ha sollecitato le forze di occupazione marocchine a cessare immediatamente gli attacchi contro gli attivisti e a garantire la loro sicurezza. Queste organizzazioni internazionali chiedono un'indagine immediata e approfondita sugli atti di aggressione e molestie subiti dai membri del Collettivo dei difensori dei diritti umani saharawi nel Sahara Occidentale (CODESA), e che i responsabili siano assicurati alla giustizia, in conformità con gli standard internazionali sui diritti umani.
CODESA: Un Obiettivo Primario della Repressione Marocchina:
La dichiarazione dell'Osservatorio pone particolare enfasi sulla situazione del CODESA, i cui membri sono costantemente bersaglio di molestie. Secondo l'organizzazione, queste azioni repressive mirano a ostacolare il legittimo lavoro del CODESA in difesa dei diritti del popolo saharawi.
Esempi di Violenza e Persecuzione:
L'Osservatorio ha documentato numerosi episodi di violenza e persecuzione contro i membri del CODESA. Tra questi, spicca il caso di Hassan Zerouali, membro del Comitato amministrativo del CODESA, la cui residenza è stata perquisita dalla polizia marocchina nella Dakhla occupata. Durante il raid, Zerouali e suo padre, Mouloud Zerouali, sono stati violentemente aggrediti. Precedentemente, Zerouali e un altro membro del CODESA, Salah Dlimi, erano stati arrestati arbitrariamente e sottoposti a violenze fisiche e verbali.
Un altro caso emblematico è quello di Khadijatou Douih, vicepresidente del CODESA, la cui auto è stata vandalizzata nella zona occupata di El Aaiún, in un chiaro tentativo di limitarne la libertà di movimento. Douih aveva già subito aggressioni fisiche in precedenza.
Un Modello Sistematico di Repressione:
L'Osservatorio sottolinea che questi casi rientrano in un modello di repressione sistematica nei confronti dei difensori dei diritti umani nel Sahara Occidentale. Nel corso degli anni, i membri del CODESA sono stati oggetto di continue molestie, tra cui aggressioni fisiche, arresti arbitrari, restrizioni all'accesso al lavoro, campagne diffamatorie, negazione dell'accesso all'istruzione e tentativi di isolamento dalle loro famiglie e comunità.
Un Appello alla Comunità Internazionale:
Il rapporto dell'Osservatorio si conclude con un appello urgente alla comunità internazionale affinché eserciti pressioni sul Marocco e chieda la fine della repressione nel Sahara Occidentale. Nel frattempo, gli attivisti saharawi continuano a subire violenze, intimidazioni e persecuzioni nella loro lotta per l'autodeterminazione e il rispetto dei diritti umani.